Nel 1988 Jacques Benveniste, giovane e brillante ricercatore dell'Inserm di Parigi con più di 200 pubblicazioni all'attivo, firma su «Nature» un articolo rivoluzionario.
Afferma di avere le prove sperimentali di una "memoria dell'acqua". Il liquido manterrebbe le proprietà delle molecole di un farmaco che vi è disciolto anche dopo diluizioni superiori al limite di Avogadro oltre il quale un elemento non è più considerato presente in un campione. L'eccitazione è grande perché sarebbe la prova scientifica dell'omeopatia e aprirebbe la strada a una nuova farmacologia. Ma quando gli esperimenti di laboratorio furono ripetuti in doppio cieco alla presenza di John Maddox, l'allora direttore di «Nature», e dei
debunkers James Randi e Walter Stewart, non emerse nessuna prova della memoria. Una delle assistenti di Benveniste infine confessò di aver manipolato i dati per far piacere al suo mentore.