I duemila marines americani e le truppe britanniche che hanno da poche settimane liberato il distretto di Nad Alì e la città di Marjah dai talebani hanno rinunciato per ora a distruggere le coltivazioni di oppio risparmiando i campi di papavero pronti per il raccolto. Dopo molte indiscrezioni in proposito la conferma è giunta dai reportage da Marjah del New York Times e del Miami Herald.

La decisione del comando alleato punta a guadagnare il consenso degli abitanti della zona, per lo più contadini che vivono al 70 per cento della coltivazione del papavero. Secondo un ufficiale citato dal New York Times, le truppe alleate hanno l'ordine di non distruggere le piantagioni mentre fonti sentite dall'agenzia Reuters sostengono che l'obiettivo è attendere l'imminente raccolto per comprare l'oppio direttamente dai coltivatori e distruggerlo. In questo modo si priverebbero i talebani della principale fonte di finanziamento senza mettere in difficoltà gli agricoltori ai quali verrebbero poi offerte colture alternative ma altrettanto redditizie.

Una strada già percorsa dalle truppe italiane nel settore occidentale dell'Afghanistan dove il contingente di Roma da tempo regala agli agricoltori piante di zafferano. Le autorità di Kabul contestano la decisione assunta dagli alleati a Marjah sostenendo che i campi dovrebbero essere distrutti per dare un segnale forte agli agricoltori che appoggiano i ribelli.. "Sono i talebani a trarre profitto dall'oppio - ha dichiarato Zulmai Afzali, portavoce del Ministero Antinarcotici - "in questo modo finanziamo il nostro nemico". La campagna di distruzione dei campi di papavero da oppio in Helmand è stata avviata dalle autorità di Kabul il 14 febbraio impegnando 150 agenti del dipartimento anti-droga e 109 trattori ma " il programma verrà presto allargato anche alle province di Kandahar, Farah e Nimroz", come ha riferito Zemeray Bashary, portavoce del ministero degli interni afgano.

A Marjah il nuovo governatore, Haji Abdul Zahir, concorda invece con la linea adottata da militari della Nato avvertendo che "occorre stare attenti con la questione dell'oppio: non lotteremo contro il narcotraffico distruggendo le piantagioni". La posizione ufficiale di Washington prevede lo sradicamento dei campi ma l'obiettivo dell'offensiva su Marjah non è solo strappare ai talebani il controllo del territorio e la "cassaforte" rappresentata dall'oppio ma anche conquistare "i cuori e le menti" della popolazione. Il maggiore dei marines, David Fennell, ha esplicitamente dichiarato al Miami Herald che "noi non siamo venuti qui per sradicare i papaveri" e del resto anche la nuova offensiva appena iniziata nella zona agricola della provincia di Kandahar, mira a strappare ai talebani il controllo delle zone di produzione di oppio.

Secondo il racconto fatto da un coltivatore di Marjah citato dalla Reuters, Mohammad Hanif, i marines si sono presentati alla sua fattoria offrendo l'acquisto del prossimo raccolto e di trasformare le coltivazioni nei suoi campi usando semenze fornite dal governo afghano. "Sono felice per questo programma - ha detto Hanif spalleggiato da un suo vicino, Mohammad Gul, per il quale "è un buon programma, perché non abbiamo più nulla e dobbiamo sfamare i nostri figli. Se il governo distrugge tutto non ci resta nulla, così invece è un'altra cosa".
Secondo l'ultimo rapporto del Dipartimento antidroga delle Nazioni Unite (Unodc) l'Afghanistan produce il 90 per cento dell'oppio mondiale e la provincia di Helmand produce da sola quasi il 60% dell'oppio afgano cioè 4 mila delle 6.900 tonnellate totali e 70 mila ettari di piantagioni su un totale nazionale di 123 mila. Il governatore di Helmand, Gulab Mangal, ha annunciato l'anno scorso un calo della produzione del 33 per cento nella sua provincia.

La produzione di oppio afghano è calata rispetto alle 8.200 tonnellate del 2007 e quest'anno "c'è una buona possibilità che l'Afghanistan produca meno oppio" ha dichiarato il direttore dell'Unodc, l'italiano Antonio Maria Costa attribuendone le cause principalmente al maltempo. Esiste però anche un fattore sicurezza poiché nelle aree poco controllate dalle truppe alleate e governative l'80 per cento dei villaggi coltiva l'oppio contro il 7 per cento nelle aree più controllate e sicure.

FOTO / I campi di papavero in Afghanistan