La leader dell'opposizione birmana e premio Nobel per la pace, Aung San Suu Kyi, ha fatto appello al popolo birmano perché reagisca contro «una legge vergognosa». Lo riferisce l'avvocato della leader della Lnd. La nuova legge, promulgata mercoledì, è la seconda di una serie di provvedimenti in vista delle elezioni.
Da una parte si concede al principale partito d'opposizione, la Lega nazionale per la democrazia, la possibilità di riaprire gli uffici, chiusi dal maggio 2003. Dall'altra si danno 60 giorni di tempo sia alla Lnd che ad altri partiti di presentarsi per la registrazione all'ufficio elettorale. Registrazione possibile, tuttavia, solo se si escludono dalle liste i membri attualmente in prigione.
In questo modo si taglia fuori, di fatto, proprio Aung San Suu Kyi, che, perseguitata dal regime, ha passato 15 degli ultimi 21 anni agli arresti. Insieme a lei non potrebbero ripresentarsi molti dei maggiori esponenti del principale partito d'opposizione. In Birmania, ribattezzata Myanmar dal regime dei generali, i prigionieri politici sarebbero oltre 2mila, secondo le organizzazioni per i diritti umani.
Intanto, la giunta militare al potere in Birmania ha annullato i risultati delle elezioni del 1990, che ha visto prevalere l'opposizione: la giunta non aveva mai accettato l'esito di quel voto. «Il risultato delle elezioni democratiche, tenute in virtù di una legge che è stata eliminata, è automaticamente abolito poiché non in accordo con la Costituzione», hanno riferito alcuni media vicini alle autorità di Rangoon.
La Lega nazionale per la democrazia alle elezioni del 1990 aveva conquistato 392 dei 485 seggi in palio, ma i militari si erano rifiutati di abbandonare il potere. Le prossime elezioni sono già state annunciate entro l'anno dalla giunta militare al potere, ma la loro data non è stata ancora fissata ufficialmente. Gli analisti ritengono che potrebbero svolgersi tra ottobre e novembre prossimi.