Si è conclusa nella notte la telenovela della riforma sanitaria Usa. Con l'approvazione al Congresso la legge è ora passata alla Casa Bianca per la ratifica e Barack Obama ha sfidato i repubblicani a cercare di respingere ancora la nuova normativa, dopo che con dei cavilli procedurali avevano invalidato il primo voto della Camera dei Rappresentanti.
Gli ultimi ritocchi sono stati approvati, mentre il Senato aveva approvato il piano poche ore prima. Si chiude così quella «battaglia legislativa», come l'ha definita il capogruppo democratico al Senato Harry Reid, iniziata un anno fa e Obama può affrontare i repubblicani. «Se vogliono combattere, sono pronto alla lotta» ha detto durante un comizio ad Iowa City, «non credo che gli americani vorranno rimettere alla guida l'industria delle assicurazioni sanitarie: abbiamo già sperimentato cosa significa e non vogliamo tornare a quel punto».
La Camera ha approvato infatti per 220 voti a 207 (quattro più del minimo) il pacchetto di modifiche già approvato poche ore prima al Senato (per 56 voti a 43). I repubblicani, sconfitti domenica col passaggio della riforma della sanità, avevano cercato una rivincita cercando di bloccare il passaggio delle modifiche con una raffica di emendamenti al Senato (tutti sconfitti). Il pacchetto delle modifiche era già stato approvato dalla Camera domenica ma poichè il testo nella lunga battaglia al Senato aveva subito una modifica 'tecnicà (una alterazione di sedici righe su 153 pagine) il testo è tornato giovedì sera alla Camera per il voto definitivo.
La strategia in due fasi, prima la legge e poi le modifiche, era stata ideata dalla Casa Bianca e dai democratici per aggirare la perdita della maggioranza blindata di 60 voti al Senato subita dai democratici con la perdita del seggio nel Massachusetts occupato per quasi mezzo secolo da Ted Kennedy.
I repubblicani, che hanno votato in massa contro la riforma, hanno promesso ai democratici di trasformare la campagna elettorale per il voto di midterm di Novembre in un referendum sulla riforma mettendo sotto accusa i democratici che l'hanno approvata. Ma il presidente Barack Obama, che ha conseguito con la riforma un successo sfuggito per un secolo a numerosi altri inquilini della Casa Bianca, ha raccolto la sfida dicendosi certo che gli americani, una volta assaporati nei prossimi mesi i benefici della nuova legge, premieranno alle prossime elezioni il partito che ha sostenuto la storica riforma.
Il dibattito sulla riforma, durato oltre un anno negli Usa, ha lasciato strascichi pesanti: alcuni deputati democratici hanno ricevuto questa settimana minacce di morte (e lanci di mattoni negli uffici) per avere approvato la nuova legge.
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