Dietro le recenti catture dei grossi capi talebani da parte degli Usa in Afghanistan c'è un uomo: il generale pakistano Ahmed Shuja Pasha. Il capo dei servizi segreti di Islamabad è stato riconfermato alla guida dei servizi segreti alla guida dei servizi segreti dal generale Kayani, che guida le forze armate. Una buona notizia per Washington che nell'ultimo anno ha intensificato i rapporti con Pasha e Kayani, ottenendone in cambio informazioni utili nella ricerca e la cattura dei principali capi talebani. Gli stessi che Islamabad aveva protetto in passato per servirsene contro l'arci-nemico India.
Non è un mistero che i due paesi stiano giocando la loro partita in campo neutro. Il recente attentato a Kabul, che ha causato la morte di decine di cittadini indiani (oltre allo 007 italiano Pietro Antonio Colazzo) ne è l'esempio più lampante. Non a caso Karzai, nella sua prima visita a Islamabad dopo la rielezione a presidente, ha espressamente rivolto un appello contro «guerre per procura tra India e Pakistan» in Afghanistan.
Come mai quindi il Pakistan ha smesso di proteggere i capi talebani? Secondo il New York Times, Islamabad sente che in Afghanistan si sta avvicinando la fine dei giochi. I talebani evidentemente non gli servono più e vengono usati come moneta di scambio per ottenere dagli Usa soprattutto armi. Un doppiogiochismo che non stupisce quanti conoscono Ahmed Shuja Pasha. Il capo dei servizi segreti è un personaggio controverso. La struttura è potentissima e tentacolare che si è resa famosa per le frequenti violazioni dei diritti umani e l'ultra-invasiva attività di spionaggio.