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Un miliardo per Xynthia ma non solo, quanto pesano le calamità naturali sulle assicurazioni

di Luisanna Benfatto e Luigi dell'Olio

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4 marzo 2009
Impennata di calamità naturali: costi stellari per le compagnie assicurative.Un'immagine dell'uragano Xynthia. (Afp)

Non solo morti e distruzioni. L'uragano Xynthia che si è abbattuto sull'Europa, e in particolare sulla Francia il 28 febbraio scorso, sta mettendo in ginocchio i conti delle compagnie assicurative.
Soprattutto dopo che i ministri dell'Economia, degli Interni e del Bilancio francesi hanno firmato prima la dichiarazione dello stato di emergenza (che dà il via alle procedure straordinarie) e poi un decreto che consentirà ai sinistrati di presentare le loro richieste di indennizzo alle assicurazioni, imponendo a queste ultime di agire con urgenza. Le imprese assicurative, come si legge sul sito della loro federazione (Fédération Française des Sociétés d'Assurances), si sono impegnate a pagare i danni pari o inferiori ai 2000 euro al massimo in tre mesi.

Le prime stime parlano di un colpo complessivo per le assicurazioni intorno al miliardo di euro, ma occorrerà attendere ancora diverse settimane per avere proiezioni più affidabili. Per fare qualche esempio, gli uragani Lothar e Martin, che si sono abbattuti in rapida sequenza sull'Europa sul finire del 1999, sono costati al Vecchio Continente oltre 15 miliardi di euro, tre quarti dei quali rimborsati dalle assicurazioni, mentre la tempesta di vento Klaus che nel gennaio del 2009 ha colpito il sud est della Francia è costata alle compagnie 1,68 miliardi di euro per 740.000 sinistri constatati (dati FFSA).
Ancora da quantificare, invece, l'impatto del terremoto che si è abbattuto Haiti lo scorso gennaio: le prime stime sui danni parlano di una cifra vicina al miliardo di dollari, ma le coperture assicurative nel paese sono scarse.

Stesso discorso per il terremoto che ha colpito la provincia di Sichuan in Cina: secondo Munich Re, a fronte di danni complessivi per 85 miliardi di dollari, l'impatto sui conti delle assicurazioni non ha superato i 300 milioni. Ben più gravi le conseguenze del recente terremoto cileno, che pure ha prodotto un numero di morti di gran lunga inferiore. Secondo le stime di Equecat, agenzia specializzata nella valutazione dei danni, i costi della ricostruzione sono compresi tra i 15 e i 30 miliardi di dollari, e le compagnie assicuratrici dovranno sopportare un buco in bilancio tra i due e gli otto miliardi di dollari. Questo perché il 60% degli edifici commerciali presenti nelle aree colpite dal disastro risultava coperto da polizze assicurative.

«Il problema principale delle catastrofi è dato dalla loro imprevedibilità», spiega Massimiliano Biassoni, property underwriter di Qbe Insurance Group per l'Italia. «Di certo sappiamo che ci sono aree più a rischio di altre, ma è impossibile stimare i possibili costi». Insomma, il settore non è come l'Rc auto, in cui esistono statistiche sull'incidentalità e le polizze vengono decise dalle compagnie tenendo conto di questa variabile.

Lo si è visto nel 2005 a New Orleans con Katrina, il più grande disastro della storia per le assicurazioni. In un paese con un'elevata copertura assicurativa come gli Stati Uniti, le compagnie si sono fatte carico di costi per 25 miliardi di dollari, contro gli 80 miliardi di danni complessivi. Proprio il 2005, è stato il peggiore sul fronte delle calamità naturali, con danni economici intorno ai 230 miliardi di dollari, di cui circa un terzo – 83 miliardi - assicurati.

Le compagnie si tutelano con i cat bonds
Dagli anni Ottanta le compagnie del settore dei paesi più avanzati fanno sempre più spesso ricorso ai "cat bonds"(catastrophe bonds) , strumenti finanziari di tipo obbligazionario che prevedono il trasferimento del rischio assicurativo di calamità naturali al mercato dei capitali.
Queste obbligazioni danno un interesse generoso, ma... se la catastrofe si verifica, non pagano in tutto o in parte il capitale. I soldi incassati dall'emittente andranno allora a pagare i danni.
Un'altra caratteristica dei bond sulle catastrofi è di essere immediatamente fruibile per pagare i sinistri nel momento in cui si verifica l'evento: così se si assicura una somma per 100 milioni di dollari, occorre depositare una somma analoga in un trust fund, in modo da renderla disponibile al verificarsi dell'eventuale disastro naturale.

Ma in Italia non esiste l'obbligo di assicurarsi
A differenza della maggior parte dei paesi occidentali, in Italia non esiste l'obbligo di assicurarsi contro le calamità naturali, con la conseguenza che sono pochissimi a farlo spontaneamente. «Si tratta quasi esclusivamente degli enti pubblici e delle grandi aziende», aggiunge Biassoni, che attribuisce questa specificità essenzialmente a due motivi: «Da una parte c'è il problema dell'elevata fiscalità sulle polizze, dall'altra per la propensione dei governi a mettere a risorse pubbliche quando si verificano grandi sinistri». In sostanza, sapendo che comunque lo Stato interviene, sono in pochi ad assicurarsi in proprio. Il risultato è che il terremoto dell'Aquila ha prodotto danni per circa 4 miliardi di euro e non più di 220-230 milioni erano coperti da polizze assicurative. «In sostanza, erano assicurati quasi solo gli immobili degli enti pubblici», aggiunge l'analista. Per non parlare della frana di Messina o dell'inondazione di Sarno, che ha colpito per la stragrande maggioranza abitazioni private e, quindi, non assicurate.

  CONTINUA ...»

4 marzo 2009
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