E se alla fine in Iraq avesse vinto George W. Bush? Una domanda che non suona affatto assurda, se se l'è posta l'autorevole settimanale americano Newsweek, sollecitato dalle imminenti elezioni politiche nel paese mediorientale (il 7 marzo), nelle quali la popolazione si accingerà a scegliere democraticamente tra 6.100 candidati per il rinnovo del parlamento.
Il numero di Newsweek oggi in edicola, con la sua foto dell'ex presidente Usa, susciterà senza dubbio dibattito, anche perché l'analisi proviene da un settimanale simbolo della cultura liberal americana. In copertina, accanto al titolo «Finalmente la vittoria, l'emergenza di un Iraq democratico», si nota l'ex presidente Bush uscire dal campo di visione del fotografo, con i militari alle spalle, mentre cammina sulla portaerei Lincoln verso il suo elicottero: la foto è stata scattata il primo maggio 2003 e Bush ha appena pronunciato al largo di San Diego, in California, il suo (criticatissimo) discorso della vittoria sotto uno striscione che recita «Missione compiuta», riferendosi ovviamente alle guerra in Iraq, di cui il comandante in capo ha dichiarato concluse le principali operazioni sul campo.
«Forse non è ancora "missione compiuta", ma è un inizio» scrive il settimanale, ricordando che il generale David Petraeus, ex comandante delle truppe americane nel paese, considerato uno degli artefici del nuovo corso grazie all'intensificazione dell'azione militare quando le cose andavano decisamente peggio, parla di «Iraqracy», un neologismo che comprende sia la parola Iraq sia la parola democrazia. Più prudente, l'ambasciatore americano a Baghdad, Chris Hill, ricorda che «il vero test della democrazia non è tanto il comportamento dei vincitori, quanto quello futuro di chi ha perso le elezioni».
Intanto l'ex presidente ha annunciato l'uscita di un libro sulla sua vita e sulla sua esperienza alla presidenza degli Stati Uniti. Sarà un libro di ricordi e testimonianze, in cui Bush parlerà della sua conversione alla fede, ma soprattutto delle scelte compiute negli otto anni alla Casa Bianca, messi a dura prova dall'attentato dell'11 settembre e dalle guerre in Afghanistan e in Iraq. Lo ha fatto con una battuta, avvertendo l'opinione pubblica che la notizia potrebbe causare uno shock a chi crede «che non sia capace nemeno di leggere un libro, figuriamoci di scriverne uno».
SONDAGGIO / L'analisi di Newsweek è giusta?
