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Sette italiani nel programma
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30 aprile 2010
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Dieci mesi in Cina, lezioni intensive di lingua, corsi di business tagliati sulla cultura manageriale e imprenditoriale di Pechino, tasse universitarie pagate, un sussidio mensile per coprire vitto e alloggio. Cinquantasei posti per 22 paesi, il cappello dell’Unione europea e quello del governo cinese a condire il tutto. Alzi la mano chi non vorrebbe rientrare in questo gruppo ristretto. Il Metp è un’iniziativa istituzionale per avvicinare le imprese europee, soprattutto le Pmi, al mondo imprenditoriale cinese. Soprattutto, crea un network, una rete di conoscenze fondamentali per muoversi in una realtà culturalmente ai nostri antipodi. Senza contare che i selezionati partecipanti europei al programma un domani potrebbero essere appetibili per aziende occidentali interessate allo sbarco oltre la Grande muaglia. O per imprese cinesi a caccia di business nella Vecchia Europa. Per Engles Martini, 35 anni, il Metp è stata l’occasione per licenziarsi e tentare una nuova strada. «In tempi di crisi, qualcuno mi ha detto che sono un pazzo ad abbandonare un posto di lavoro fisso. Ma dove ero non avevo più stimoli mentre la Cina, quella sì, mi sembra che corra veloce». Porterà la sua conoscenza del mercato europeo delle due ruote in giro fra Pechino e Shanghai, alla ricerca dei contatti giusti per sviluppare in partnership un business su accessori e optional per moto. Anche Giovanni Pisacane, avvocato, 37 anni, vive in Cina da anni, dove ha aperto una società di consulenza insieme ad altri dieci fra legali e commercialisti. La sua è un’attività avviata, dice, ma ha scelto lo stesso di sottrarre tempo agli affari «per affinare il mio cinese». Ma anche per aumentare la lista dei contatti: «Molti dei partecipanti al programma oggi saranno ai vertici di aziende importanti domani», scommette.
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