L'iniziativa della rete Marie Stopes International, che in gran Bretagna gestisce otto cliniche e che ha deciso una campagna pubblicitaria televisiva pro aborto su Channel Four «rischia di favorire la superficialità, trattando di fatto l'aborto come un contraccettivo». Il filosofo Salvatore Natoli ha pochi dubbi «meglio sarebbe una campagna di educazione sessuale, sulle tecniche preventive alla maternità».
Non le piace questa iniziativa inglese?
L'aborto è qualcosa che se si può evitare è meglio e, fatto salvo il fatto che la donna debba essere responsabile della sua maternità, non va assunto come una tecnica che abbia le caratteristiche del contraccettivo. Se si mira a una limitazione delle nascite oppure a indicazioni alla responsabilità è preferibile una campagna di educazione sessuale sulle tecniche preventive
La considera quindi una pubblicità diseducativa?
Mi sembra una pubblicità che di fatto favorisce la superficialità e tratta l'aborto come fosse un contraccettivo, mentre deve essere scelto dalla donna per una situazione di emergenza. Non credo sia utile propagandarlo in questo modo
La associazioni anti-abortiste inglesi hanno criticato la campagna dicendosi stupite dal fatto «che una cosa del genere possa essere stata autorizzata»
Una propaganda di questo tipo può di fatto favorire le relazioni sessuali non protette, non responsabili e non congifura più l'aborto come un'emergenza che in certe situazioni diventa legittima
Difficile pensare a un'operazione di questo tipo in Italia
Difficile perchè è un'operazione che cambia la logica. L'aborto è un'emergenza da adottare in situazioni in cui non ci sono condizioni per generare, ferma restando la libertà della donna di scegliere la sua condizione. La legge è chiara. Invece mi sembra che questa campagna favorisca la leggerezza dell'attività sessuale, configurandolo non più come un'emergenza. Per indirizzare a una generatività responsabile serve invece una campagna preventiva