Il pacchetto lacrime e sangue da 30 miliardi di tagli e nuove imposte annunciato dal governo Papandreou taglia al termine di tutte le misure già prese in precedenza i salari dei dipendenti pubblici di più del 20%, più o meno quanto fatto in Irlanda e in Lituania, due paesi anch'essi sull'orlo della bancarotta e salvati dall'intervento del Fondo monetario. La ricetta dell'Fmi, purtroppo, è sempre la stessa: svalutazione o se non puoi, perché sei legato a una moneta forte (Lituania) o sei nell'euro (Irlanda e Grecia), devi tagliare i salari per far tornare i conti, cioé fare una svalutazione interna.
Alla Grecia mancavano esattamente 30 miliardi all'appello per spese eccessive e incapacità di riscuotere (spesso anche per corruzione degli esattori). Ma la vera partita è se la piazza e la gente comune sosterrà una manovra così pesante e impopolare. La decisione dovrà passare lunedì o martedi in parlamento e poi mercoledì, giorno dello sciopero generale di sindacati privati e pubblici, ancora l'esame più impegnativo della piazza. Quello sarà il primo banco di prova significativo - dopo gli scontri di giovedì tra anarchici e polizia a Piazza Syntagma della tenuta del governo e della popolarità del premier Papandreou.
Intanto i greci sono divisi sulla manovra di austerity annunciate dal governo: secondo un sondaggio, più della metà dei cittadini non accetterà passivamente il piano di Atene. E il malumore serpeggia non solo tra i leader sindacali che comunque hanno mostrato finora un senso di responsabilità ma anche tra la gente comune. Pauolo, 37 anni, proprietario di un chiosco di giornali (settore che verrà costretto a emettere ricevute fiscali e che ha già fatto una serrata la scorsa settimana) è convinto che queste misure «uccideranno la gente e il suo commercio già colpito da un calo di vendite dei giornali del 30%. Certo, non potevamo prevedere una crisi finanziaria di queste dimensioni ma ormai le persone hanno paura a spendere e si è innescata una spirale perversa. Ci vuole una commissione d'inchiesta parlamentare per scoprire dove sono andati a finire i soldi».
Maria Chardalia, pensionata, dice che spesso aiuta i suoi nipoti, tutti senza lavoro stabile, con piccole somme e ora teme di non poterlo più fare. Inoltre ha paura che i suoi nipoti si caccino nei guai partecipando agli scontri con la polizia e gli anarchici. Christoforos invece lavora in una Radio di Atene come Dj ed è contento del suo lavoro ma ha paura del calo dell'audience e della pubblicità. «Prendessero i soldi dai ladri e non da noi, Karamanlis ha preso il paese con 180 miliardi di debiti nel 2004 e l'ha consegnato nel 2009 con 300 miliardi di euro di debiti. Ne macano 120 all'appello».
Altri giovani come Chrsoula Denisi, odontotecnica vuole venire in Italia a cercare lavoro: «È colpa anche nostra. A portarci a questo punto è la corruzione e la mentalità greca. Non abbiamo altra scelta che andarcene via dal paese. Ci vorrebbe un tedesco dietro ad ogni greco per far andare bene le cose», dice sconsolata.
Un'impiegata di 30 anni, Elena, racconta che è stata chiamata dala direzione del personale della sua ditta di tlc per comunicarle che le veniva ridotto lo stipendio da mille a 800 euro al mese lo scorso mese. «Così non va - dice arrabbiata - ma non ho scelta».
Proprio come la Grecia che è a un bivio: se mercoledì il Governo Papandreou tiene la rotta allora i tassi torneranno a liveli ragionevoli, ma al primo cedimento alle richieste della piazza, i mercati non perdoneranno e per Atene, nel corso della sua nuova Odissea, si allontenerà il ritorno verso la stabilità di Itaca.