Era già successo nel 1974. E oggi la storia si ripete. Ma con delle differenze importanti. Allora i laburisti e i conservatori erano separati da meno di un punto percentuale, con i conservatori che addirittura presero più voti dei rivali, il 37,8% contro il 37,1% ma i laburisti presero più seggi e il laburista Wilson fece un governo di minoranza che durò pochi mesi. Rispetto a oggi la differenza maggiore è che con la stessa percentuale di voti del 1974 i laburisti avrebbero ottenuto in queste elezioni una solida maggioranza di seggi. Infatti dopo il 1974 la geografia elettorale inglese è profondamente cambiata. I sistemi maggioritari di collegio sono molto sensibili alla distribuzione geografica dei voti. A partire dagli anni 70 questa geografia si è modificata a favore dei laburisti. Il nocciolo della questione è che i laburisti "sprecano" meno voti dei conservatori perché il loro elettorato è più concentrato territorialmente di quello dei Tory. Quindi con meno voti complessivi a livello nazionale riescono a conquistare più seggi.

Lo svantaggio competitivo dei conservatori esisteva anche ai tempi di Margaret Thatcher. La Thatcher riuscì sì a vincere tre elezioni consecutive, ma per farlo ebbe sempre bisogno di una percentuale di voti superiore al 40 per cento. Anche Cameron oggi avrebbe una maggioranza assoluta di seggi se avesse ottenuto il 40% dei voti come la Thatcher. Ma è il confronto con il successo di Blair nel 2005 che rende ancora più evidente il vantaggio dei laburisti nei confronti dei conservatori. Blair infatti ottenne allora il 55% dei seggi con il 35% dei voti. In altre parole con una percentuale di voti inferiore a quella ottenuta da Cameron oggi Blair si garantì nel 2005 una solida maggioranza. Questi sono gli "scherzi" del maggioritario di collegio. Da anni si discute in Gran Bretagna se cambiarlo o meno e i liberaldemocratici sono in prima fila a chiedere il passaggio al proporzionale o al voto singolo trasferibile come in Irlanda. Sarà interessante vedere se durante i negoziati per la formazione del nuovo governo la riforma elettorale diventerà la questione centrale.

Queste elezioni non sono andate bene per i liberaldemocratici. Il risultato è largamente al di sotto delle aspettative. Però i 57 seggi del partito di Clegg sono necessari per formare un governo di maggioranza. Con chi? Sulla carta con entrambi i partiti maggiori ma numeri e affinità programmatica vanno in direzione opposta. I numeri dei seggi spingono verso una coalizione tra LibDem e Tory. Insieme avrebbero 363 seggi rispetto ai 326 necessari. Una coalizione con i laburisti invece non solo sarebbe una coalizione "all'italiana" con un numero elevato di piccoli partiti ma sarebbe di poco sopra la soglia di maggioranza e quindi potenzialmente poco stabile. Sul piano delle affinità programmatiche però laburisti e LibDem sono più vicini di quanto non lo siano LibDem e Conservatori. Alla fine però la questione che forse peserà veramente sarà proprio quella della riforma elettorale che per i LibDem è prioritaria anche alla luce di questo risultato elettorale. Questo mette sia i laburisti che i conservatori di fronte ad un dilemma: scambiare un vantaggio di breve termine - fare il governo oggi in coalizione con i LibDem cambiando la legge elettorale - con un vantaggio di lungo termine che è quello di tornare al governo domani da soli con questa legge elettorale che sovrarappresenta i partiti maggiori. In questo i conservatori hanno un incentivo in più dal momento che - come abbiamo visto sopra- l'attuale sistema li penalizza rispetto ai laburisti. L'offerta che Cameron in queste ore ha fatto al partito di Clegg sembrerebbe aprire uno spiraglio in questa direzione. Ma è ancora presto per dire che il first past the post britannico ha le ore contate.