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In Grecia primo maggio amaro
in attesa del piano di salvataggio

dal nostro inviato Vittorio Da Rold

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1 maggio 2010
In Grecia primo maggio amaro in attesa del piano di salvataggio (Afp)

ATENE - Primo maggio di scontri e proteste a Atene in attesa della firma domenica del piano di austerità per ridurre il deficit di dieci punti in due anni e così ottenere dall'Eurozona e Fmi un prestito triennale di 120 miliardi di euro: il primo salvataggio della storia dell'eurozona. Mentre la cancelliera tedesca Angela Merkel avverte i partner europei che da ora in poi chi non rispetta le regole di bilancio perderà il diritto di voto nell'area euro.

Hanno aperto le celebrazioni della festa dei lavoratori in Grecia i sincadati con comizi e cortei pacifici, ma poi gruppi di anarchici hanno preso a martellate le vetrine corazzate dell'Hotel Grande Bretagne, ritenuto dai manifestanti la sede del «governo ombra dei plutocrati» perché lì alloggia la troika della Ue-Fmi e Bce con cui il Governo dovrà firmare il piano di austerità di tagli del 30% ai salari, aumenti dell'Iva al 23%, innalzamanto dell'età pensionabile a 67 anni. Gli scontri si sono poi trasferiti da piazza Syntagma, dove è stata assaltando anche un camioncino della rete tv di stato Ert, accusata di non esere obiettiva nei reportage sulla crisi, verso piazza Omonia.

Successivamente la polizia ha lanciato gas lacrimogeni contro decine di giovani incappucciati davanti al ministero degli Esteri, sempre nel centro di Atene. I giovani, appartenenti al movimento anarchico, (vi erano anche degli italiani tra i manifestanti) avevano lanciato bombe molotov contro gli agenti. Anche qui è stato preso d'assalto un furgoncino sempre della tv di stato Ert, che è stato incendianto da una bomba molotov.

Per ora si tratta solo di piccoli tafferugli mentre il grosso della manifestazione sindacale si è svolta nella più assoluta tranquillità con genitori che portavano i figli in corteo in passeggino. Ora gli occhi sono puntati su la giornata di domenica quando il governo Papandreou dovrà annunciare nel dettaglio le misure di austerità. Poi mercoledì 5 ci sarà lo sciopero generale, vero banco di prova dell'esecutivo socialista e della sua capacità di tenere la piazza e mantenere il consenso della popolazione di fronte a una crisi così grave dove nessuno, dopo sette mesi della rivelazione che i conti erano truccati, ancora è stato incredibilmente chiamato a rispondere del disastro.

«Il governo Karamanlis ha preso nel 2004 un paese che aveva un debito di 140 miliardi di euro e dopo sei anni ne ha consegnato a Papandreou uno con 300 miliardi», si chiedono sui blog i giovani di Atene, ma nessuno dà loro una risposta. Un debito da record mondiale. Ma non c'è ancora nessuna notizia di commissioni d'inchiesta parlamentari né inizio di apertura di procedimenti giudiziari da parte della magistratura. Un buco simile che ha mandato il paese in bancarotta, bruciando il futuro di almeno una generazione, dovrebbe quanto meno far sorgere la domanda: dove sono finiti tutti questi miliardi di euro? Chi ha sperperato la montagna di soldi?

Il premier Papandreou glissa la domanda delle gente e ribadisce che non c'è alternativa al piano: «È in ballo la stessa sopravvivenza della Grecia in quanto nazione, nelle trattative che Atene sta portando avanti con Ue e Fmi sugli aiuti che ha richiesto. La sopravvivenza della nazione è la nostra linea rossa».

In nome di una maggiore stabilità della moneta unica, ai paesi di Eurolandia che non rispettano gli impegni di bilancio dovrebbe essere tolto il diritto di voto: ha detto la cancelliera tedesca, Angela Merkel (Cdu), nel corso di un'intervista al domenicale Bild am Sonntag, che verrà pubblicata domenica. «Alla fine, in futuro dovrà essere possibile togliere il diritto di voto, almeno temporaneamente, a quei Paesi che non rispetteranno i loro impegni - ha detto la Merkel, secondo quanto si legge in un'anticipazione - e la Germania ritiene che questo sia indispensabile». Anche il ministro delle Finanze greco, George Papacostantinou, ha difeso il piano di austerità e dice che la Grecia, l'Unione europea e il Fondo monetario internazionale sono «molto vicini ad un accordo positivo» sul piano triennale di aiuti di cui Atene ha chiesto di avvalersi. Una manovra di risanamento «senza precedenti».

In effetti non si scherza: gli aiuti che verranno concessi a rate solo dopo che i controlli mensili sull'implementazione del piano verranno confermati da ispettori della Ue-Fmi, verranno dati in cambio di un piano di austerità che prevede, secondo ancora fonti sindacali, un gigantesco taglio del deficit pari al 10% nel 2010-2011 puntando soprattutto sui salari, incluse tredicesima e quattordicesima dei dipendenti pubblici, congelamento delle assunzioni e l'introduzione di una maggiore flessibilità contrattuale come l'abolizione dell'obbligo del ricorso all'arbitrato per i licenziamenti nel settore privato. Inoltre l'età pensionabile verrà portata a 67 anni. Riuscirà Papandreou a trasformare i gaudenti greci di oggi in spartani del passato? La scommessa è soprattutto antropologica, oltreché economica: la Grecia deve cambiare pelle e mentalità altrimenti perderà semplicemente la sua indipendenza.

  CONTINUA ...»

1 maggio 2010
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