Via libera del Consiglio dei ministri al decreto taglia-riscaldamenti: contro l’emergenza gas arriva una stretta sulle temperature dei termosifoni di case, uffici privati e pubblici, imprese e laboratori artigiani. Si tratta di un taglio di un grado alle temperature massime di tutti gli edifici e di un’ora all’orario giornaliero di riscaldamento: esclusi solo ospedali, case di cura, scuole, asili, centri sociali. In base alle stime si calcola che un grado in meno possa far risparmiare da 5 a 10 milioni di metri cubi di metano. «Abbiamo bisogno di chiedere un sacrificio agli italiani», dice il ministro delle Attività produttive Claudio Scajola. La tabella di marcia del riscaldamento sarà diversa da Nord a Sud: per esempio, a Bolzano, dove il riscaldamento è autorizzato per 24 ore, si scende a 23, mentre a Palermo di passa da 6 a 5 ore. Il rispetto delle nuove regole è un traguardo da raggiungere, secondo il ministro, con la collaborazione di Regioni, Province, Comuni e di tutti i cittadini.
Il provvedimento prevede anche la riapertura di centrali elettriche chiuse nell’ultimo biennio che saranno alimentate a olio senza zolfo o con basso tenore di zolfo. «Solo in questo modo - dice Scajola - garantiremo la non interrompibilità dell'energia elettrica». La deroga riguarda un periodo limitato, fino al 31 marzo. Le centrali riaperte per affrontare l'emergenza gas sono a Sermide, Ostilia, Piacenza, Montanto di Castro, Porto Tolle e Rodano Calabro.

Con le attuali riserve sarebbe stato possibile raggiungere metà febbraio prima di intaccare le risorse strategiche del Paese. Dal 19 gennaio il ministro Scajola ha già attivato il passaggio delle centrali che operavano a metano all'alimentazione a olio combustibile.
Il costo dei provvedimenti adottai dal Governo sarà addebitato sulle imprese energetiche. «Evidentemente - dice Scajola - l'Autorità per l'energia andrà a verificare ogni tre mesi, quando si valuta il costo dell'energia»


Le temperature
Le temperature medie sono stabilite dal Dpr 412/1993, attuativo della legge 10/1991, che individua le zone climatiche e i periodi di accensione. La soglia massima è individuata dall’articolo 4 del Dpr n. 412: prevede che la media aritmetica delle temperature dell’aria dei singoli ambienti degli edifici sia di 20 gradi, con una tolleranza di due gradi. Per questo il tetto massimo passa da 22 a 21 gradi. Solo per gli edifici industriali e artigianali il limite previsto dalla norma è 18 gradi, con 2 di tolleranza: qui il tetto massimo è, dunque, di 19 gradi. Le sanzioni pecuniarie previste dal Dpr n. 412 per chi non rispetta il tetto massimo di temperatura vanno dai 516 ai 2.582 euro. Il problema è che, finora, i controlli sono stati carenti, affidati soprattutto agli amministratori di condominio o agli occupanti delle singole unità immobiliari.

L'allarme energia
L’allarme energia è legato alla fornitura del colosso russo Gazprom che cala di giorno in giorno: ieri sono arrivati 70 dei 74 milioni di metri cubi chiesti, dunque è mancato il 5,4% del consumo nazionale, mentre oggi l'Eni stima un calo dell'8,1 per cento. Oggi, dunque, non sono stati consegnati 6 dei 74 milioni di metri cubi ordinari.
Nel decreto sotto accusa l’utilizzo da parte di centrali elettriche di olio combustibile a basso contenuto di zolfo al posto del metano per produrre elettricità fino al 31 marzo. Su questo fronte l’Italia rischia una bocciatura da parte dell’Unione europea: in caso di superamento del limite massimo di polveri sottili e zolfo, infatti, scatterà la procedura di infrazione alla Corte di giustizia europea. «In nessun Paese europeo - sottolinea Barbara Helfisch, portavoce del commissario europeo all’Ambiente Stavros Dimas - ci sono state sospensioni temporanee di leggi concepite proprio per difendere la salute e l’ambiente. Mentre tutti gli altri Paesi membri si stanno sforzando di ridurre le loro emissioni inquinanti, è una scelta che va controcorrente».
La riapertura delle centrali a olio vede sul banco dei contrari tutte le associazioni di consumatori e gli ecologisti, che sono, invece, soddisfatti della spinta al risparmio. «Scajola chiude la stalla quando i buoi sono scappati - dicono Movimento difesa del cittadino e Movimento consumatori - e lo fa in maniera maldestra, parlando ieri di ripresa del nucleare, oggi di paraspifferi, scaldini e padelle, domani forse di spegnere le luci alle 22 e andare a letto con le candele». No anche all’utilizzo di olio combustibile al posto del gas nelle centrali elettriche. Secondo Cittadinanzattiva non basta puntare sul risparmio energetico domestico, perché il «cuore del problema sugli sprechi di energia è il settore industriale, dei trasporti, della pubblica amministrazione e dell’agricoltura».