Via libera all’affido condiviso: nuove regole, dunque, per i figli delle coppie separate. È arrivato al traguardo a tarda notte, licenziato definitivamente con il sì congiunto in sede deliberante della Commissione speciale infanzia e minori e della Commissione Giustizia, un provvedimento che tra mille polemiche, si è trascinato per ben quattro legislature.
La nuova legge sull’affido condiviso prevede l’affidamento dei figli a entrambi i genitori, anche se il giudice può, con provvedimento motivato, disporre l’affido esclusivo. Una svolta epocale nella cultura dell’affido, visto che finora, in base ai dati Istat, l’84% dei minori è stato affidato alle mamme, il 3,8% ai padri e solo l’11,9% in affido congiunto o alternato.
«È la riforma più importante del diritto di famiglia - spiega Emanuela Baio Dossi della Margherita, correlatrice del provvedimento per la commissione Infanzia - dopo quella del '75. È una legge coraggiosa, che lancia un messaggio culturale chiaro: oltre che per mettere al mondo un figlio, anche per crescerlo servono una donna e un uomo. Un provvedimento che mette in prima fila i bambini. Il testo è certamente suscettibile di miglioramento, ma rappresenta un’inversione di rotta radicale nell’affidamento dei minori: ora il giudice deve optare come prima, inequivocabile scelta, per l’affido congiunto». Non si tratta, secondo la senatrice Baio Dossi, di costringere i genitori ad andare d'accordo, ma di attuare scelte responsabili e di porre in essere comportamenti civili al solo fine di salvaguardare il figlio.
Si calcola che nel corso degli anni oltre un milione e 100mila bambini sono stati coinvolti nelle separazioni, di cui 300mila, per la tenera età, non hanno mai visto una famiglia unita. Solo nel 2003 l’Istat ha registrato oltre 96mila minori coinvolti dalla crisi coniugale di mamma e papà.
I due genitori hanno libertà di frequentare i figli, l’obbligo di presenza e di partecipazione alla vita dei ragazzi. L’assegnazione della casa familiare tiene conto dell’interesse dei figli, ma il diritto al godimento della casa può venire meno se l’assegnatario non la abiti, cessi di abitarvi, conviva more uxorio o contragga un nuovo matrimonio. In questo caso, però, è l’altro coniuge a dover far ricorso al giudice perché riesamini la situazione. «Non è automatico che il genitore assegnatario debba lasciare la casa - spiega la senatrice Emanuela Baio Dossi - perché sarà prima di tutto valutato l’interesse dei minori».
I figli vengono mantenuti dai genitori e il giudice può stabilire un assegno di mantenimento valutando le esigenze del figlio, il tenore di vita quando i genitori convivevano, i tempi di permanenza presso ciascun genitore, le risorse economiche degli ex coniugi, la valenza economica dei compiti domestici e di cura assegnati a ciascun genitore. Il giudice può disporre accertamenti tributari sui redditi e sui beni oggetto di contestazione, anche se intestati a soggetti diversi.
La violazione degli obblighi economici fa scattare la reclusione fino a un anno e una multa da 103 a 1.032 euro, sanzioni che in alcuni casi possono essere applicate congiuntamente.
Il giudice può, inoltre, disporre l’ascolto del minore che abbia compiuto 12 anni o anche di età inferiore, se capace di discernimento. Possibile anche un assegno direttamente nelle tasche del figlio maggiorenne non indipendente dal punto di vista economico.
Secondo l’Aiaf, Associazione italiana degli avvocati per la famiglia e i minori, il provvedimento porterà «all’esasperazione del conflitto coniugale, al coinvolgimento dei figli nel conflitto, a un appesantimento dei processi, a una monetizzazione delle relazioni». Molte proteste anche per il possibile intasamento dei tribunali, visto che la legge è retroattiva e saranno certamente molte le coppie a voler rivisitare le regole fissate in sede di separazione. «Se ci creerà un intasamento - sottolinea la senatrice Baio Dossi - il problema sarà affrontato in seguito, magari con la Finanziaria per il 2007. Ci siamo dati il termine di due anni di applicazione della legge per fare una valutazione e proporre eventuali modifiche sulla base della reale esperienza».
Nelle aule di giustizia, comunque, deve cambiare la cultura dell’affido. «La regola - dice la senatrice Baio Dossi - deve diventare quella dell’affido condiviso dei minori, l’eccezione quella al singolo genitore. In Italia solo un tribunale, quello di Alba, ha scelto l’affido condiviso come prassi: mi rifiuto di credere che lì ci siano tutte coppie tranquille, mentre negli altri tribunali si presentino genitori conflittuali».