Il testo esaminato
Allegati

Settecento pagine, 318 articoli, 45 allegati: sono i numeri del Codice dell’ambiente, varato oggi dal Consiglio dei ministri. Un decreto legislativo che, secondo il ministro dell’Ambiente Matteoli, semplifica, razionalizza e riordina la normativa ambientale esistente in sei settori chiave: rifiuti e bonifiche, acqua, difesa del suolo, inquinamento atmosferico, procedure ambientali e danno ambientale. Di parere opposto il presidente di Legambiente Roberto Della Seta. «Questo codice dell'ambiente, fortemente voluto dal ministro Matteoli e dal suo capo di gabinetto - dice Della Seta - é un'operazione scandalosa, nella forma e nella sostanza. La conferenza unificata Stato-Regioni aveva espresso parere contrario, ma il suo giudizio é stato ignorato, nonostante le materie in questione siano fondamentali per il governo del territorio. Il fatto é grave e mina le stessa legittimità costituzionale del provvedimento. Questo nuovo codice é addirittura pericoloso per l'ambiente. Senza semplificare minimamente le procedure, smantella norme avanzate in materia di rifiuti, acque, dissesto idrogeologico, danno ambientale, Via, Vas e inquinamento dell'aria».


Il testo, che ha ricevuto il via libera definitivo in terza lettura, è un fiore all'occhiello della legislatura, secondo il ministro Matteoli. «Una grande riforma di legislatura - dice il ministro Matteoli -, attesa da molti anni, che ho fortemente voluto per far uscire l’ambiente da un caos normativo in cui troppo spesso hanno potuto prosperare gli ecofurbi. Ora il cittadino e l’imprenditore potranno avere a disposizione un Codice dell’ambiente chiaro e razionale che permetterà di compiere quel salto di qualità indispensabile per una reale tutela dell’ambiente».
Il provvedimento recepisce otto direttive comunitarie che ancora non erano entrate nella legislazione italiana, accorpa le disposizioni per settori omogenei, abroga cinque leggi. dieci disposizioni di legge, quattro decreti del Presidente della Repubblica, tre decreti del Presidente del Consiglio dei ministri e otto decreti ministeriali.
Il Codice interviene, tra l'altro, sulla valutazioni di impatto ambientale (Via), sulla valutazione ambientale strategica (Vas) e sull'Ippc (Prevenzione e riduzione integrale dell'inquinamento) recependo integralmente quattro direttive comunitarie. Nei procedimenti di valutazione viene garantito il completamento dell'iter in tempi certi. Introdotto un sistema di controlli successivi e il principio del silenzio-rifiuto. Riordinata e coordinata la normativa su difesa del suolo, lotta alla desertificazione, tutela delle acque e gestione delle risorse.

Recepita, fra le altre, la direttiva 2000/60/Ce in materia di acque che prevede l'istituzione di Autorità di bacino distrettuali e la definizione dei distretti idrografici, che sono stati definiti in sette: distretto delle Alpi orientali, che comprende i bacini dell'Adige e dell'Alto Adriatico; distretto Padano, che segue la geografica dell'attuale Autorità di bacino del Po; Distretto dell'Appennino settentrionale, che comprende il bacino dell'Arno, della Liguria, i bacini meridionali dell'Emilia e quelli settentrionali delle Marche; distretto Appennino centrale, che include il bacino del Tevere, quelli delle Marche meridionali, dell'Umbria e dell'Abruzzo; distretto dell'Appennino meridionale, che include anche tutti i bacini dell'Italia meridionale; distretto idrografico della Sicilia e distretto idrografico della Sardegna. Previsto anche un rafforzamento della clausola sociale per tutelare i lavoratori dei servizi idrici e di igiene urbana. Novità anche sul fronte di rifiuti e bonifiche: ridefinite le priorità nella gestione dei rifiuti in conformità con la normativa Ue, istituita un'Autorità delle acque e dei rifiuti, riconosciuto il ruolo delle Province in materia di rifiuti. Ridefinita la nozione di danno ambientale: si applica il principio che chi inquina, paga. Prevista una ordinanza-ingiunzione per il risarcimento del danno, che darà la possibilità al ministero di incassare rapidamente le somme dovute.