Il testo modificato del Codice dell’ambiente torna al Quirinale per ricevere il via libera definitivo del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi che potrebbe arrivare in giornata. Oltre a qualche piccola modifica formale, la correzione di maggior rilievo ha riguardato l’accoglimento dei rilievi dell’Autorità dell’energia e del gas in relazione all’articolo 267 del Codice dell’ambiente. L’Authority aveva avanzato rilievi legati al corretto funzionamento del mercato dell’energia e dei certificati verdi e sui possibili riflessi sulla gestione in sicurezza del sistema elettrico nazionale. Il nuovo testo è comparso sul sito internet dedicato alla legge delega (www.comdel.it), pubblicato come «testo approvato dal Consiglio dei ministri in data 29 marzo 2006». Dunque il Codice, pur non essendo stato annunciato dal comunicato stampa di Palazzo Chigi, è stato modificato dopo i rilievi del Quirinale e riapprovato il 29 gennaio.

L’articolo 267 modificato fa parte del titolo I (Prevenzione e limitazione delle emissioni in atmosfera di impianti e attività) della parte quinta (Norme in materia di tutela dell’aria e di riduzione delle emissioni in atmosfera) del Codice. Scompare dal testo l’affidamento alla Terna Spa del dispacciamento degli impianti di generazione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili assimilandoli alle unità essenziali per la sicurezza del sistema elettrico. Secondo i rilievi mossi dall’Authority per l’energia questa norma avrebbe comportato l’esclusione dal mercato di tutte le unità di produzione alimentate da fonti rinnovabili. Attualmente la programmazione e l’esercizio delle unità essenziali ai fini della sicurezza sono effettuate direttamente da Terna: queste unità non hanno la possibilità di presentare offerte e sono soggette a un regime di remunerazione amministrato. «L’impatto dirompente di questa previsione - spiegava la segnalazione dell’Authority - comporterebbe l’esclusione dal mercato di oltre il 27% della capacità produttiva nazionale, aumentando ancor più la concentrazione della produzione nazionale».

Cancellata anche la norma sulla definizione del prezzo dell’energia ritirata, prodotta da impianti alimentati da fonti rinnovabili di potenza inferiore a 10 MVA, da impianti di qualsiasi potenza alimentati dalle fonti rinnovabili eolica, solare, geotermica, del moto ondoso, maremotrice e idraulica (solo ad acqua fluente, esclusa quella fornita dal Gestore della rete nell’ambito di convenzioni e delibere dell’Authority per il gas). Il prezzo di ritiro è già stato fissato dall’Autorità per il gas. La nuova norma, secondo i rilievi dell’Autorità, avrebbe avuto come effetto immediato un aumento del 10% del prezzo di cessione dell’energia che avrebbe dato un colpo l’acceleratore anche ad aumenti ingiusti sulla tariffa dei clienti del mercato vincolato.

Scomparsa anche la norma che prevedeva, in caso di eccesso di offerta di certificati verdi, che il gestore della rete di trasmissione nazionale fosse tenuto ad acquistare quelli in eccesso al prezzo massimo di riferimento. Questa previsione, secondo i rilievi dell’Autorità del gas, oltre ad alterare le naturali dinamiche del mercato dei certificati verdi, esponeva anche al rischio di un incremento degli oneri sopportati dai consumatori per eccesso di offerta di certificati verdi (i costi di acquisto dei certificati verdi da parte del Gestore sarebbero posti a carico della componente tariffaria A3, per un ammontare che l’Authority stima superi i 100 milioni di euro per ogni TWh di certificati verdi in eccesso).

Fra le novità introdotte dal nuovo articolo il periodo di riconoscimento dei certificati verdi passa da 8 a 12 anni, al netto dei periodi di fermata degli impianti causati da eventi calamitosi dichiarati tali dalle autorità competenti. Inoltre un decreto delle Attività produttive fisserà i compensi dei componenti dell’Osservatorio nazionale sulle fonti rinnovabili e l’efficienza negli usi finali dell’energia. La modifica apportata all'articolo 318, invece, consente alle associazioni ambientaliste di essere titolari di azione giudiziaria.

Il Quirinale aveva chiesto all'Esecutivo, con procedura informale, alcuni chiarimenti sul parere negativo della Conferenza Stato-Regioni, il mancata richiesta di parere al Consiglio di Stato e il mancato coinvolgimento delle associazioni ambientaliste. Secondo il Governo il testo non è stato sottoposto al parere del Consiglio di Stato in quanto non si tratta di un testo unico. Il no della Conferenza Stato-Regioni non è stato preso in considerazione in quanto documento della Conferenza e non parere, che avrebbe dovuto essere espresso dalla Conferenza unificata.