Il Cipe oggi ha approvato l'allegato al Dpef sulle infrastrutture, con una ricognizione critica delle opere approvate. «In generale - ha spiegato Di Pietro - le opere già appaltate, pala in mano, devono essere completate, salvo controindicazioni tecniche. Per quelle contrattualizzate bisognerà valutare, in base alla disponibilità di risorse, se è più conveniente completarle o invece affrontare gli oneri legati alla rescissione del contratto». Il ministro ha ribadito il suo no al ponte sullo stretto di Messina e ha sottolineato di volersi confrontare con le Regioni e gli altri enti interessati per individuare le priorità infrastrutturali necessarie al Paese.
Le risorse a disposizione, quantificate dal Cipe con la delibera n. 75 del marzo 2006, ammontano a circa 1,929 miliardi in termini di volume di investimenti. L’allegato approvato oggi dal Cipe fotografa lo stato delle opere avviate, da quelle in corso di esecuzione a quelle localizzate all'interno di nodi territoriali strategici per la competitività del Paese, agli interventi sulle reti infrastrutturali di connessione tra i nodi strategici ai fini della creazione di effetti di sistema.
Il fabbisogno residuo da finanziare per le opere cantierate (3,2 miliardi), affidate (2,5 miliardi) e in gara (210 mln) ammonta complessivamente a circa 5,9 miliardi; quello per le opere prioritarie sui nodi ammonta a un totale di 3,4miliardi, di cui 1,9 miliardi parzialmente finanziati e 1,4 miliardi approvati in linea tecnica; quello, infine, per le opere a rete connesse alle opere prioritarie sui nodi è paria 14,4 miliardi, di cui 5,3 parzialmente finanziati e 9 miliardi approvati in linea tecnica.
Forti gli squilibri nella distribuzione territoriale degli investimenti denunciata da Di Pietro: il 77% dell’investimento complessivo e il 68% del fabbisogno finanziario necessario al completamento degli interventi è localizzato al Nord, contro, rispettivamente, il 13% e il 24% nel Centro Italia e il 10% e l’8% nel Sud. Nel Mezzogiorno, invece, è localizzato il maggior numero di interventi che risultano non finanziati e non approvati dal Cipe, anche se solo in linea tecnica. «La situazione evidenziata - sottolinea Di Pietro - impone alla valutazione politica riflessioni nuove e diverse da quelle fin qui considerate per interpretare le ragioni profonde e le modalità necessarie per superare lo squilibrio tra Nord e Sud». Secondo il ministro delle Infrastrutture a una questione meridionale va affiancata quella settentrionale. «Solo una complessiva strategia nazionale - conclude Di Pietro - capace di evidenziare gli effetti di sistema attesi da investimenti selettivi e localizzati nelle aree territoriali in cui si concentrano le potenzialità di sviluppo, potrà contribuire a risolvere le due questioni».