Ridurre il ricorso al parto cesareo, promuovere il parto senza dolore, attivare nell’ambito del 118 il trasporto del neonato in emergenza, incrementare l’attività dei consultori, promuovere l’allattamento al seno e superare le disequità territoriali e sociali per l’accesso ai servizi di tutela materno infantile con attenzione alla popolazione immigrata. Sono le principali finalità del disegno di legge approvato oggi dal Consiglio dei ministri, presentato dal ministro della salute Livia Turco.
«Si tratta di iniziative - spiega il ministro Turco - a sostegno della maternità, della salute della donna e del bambino. Previsto anche il potenziamento di tutte le forme di parto indolore e il miglioramento dell'assistenza ai bambini nei primi mesi di vita».
Il provvedimento. Il disegno di legge in tre articoli punta a promuovere una appropriata assistenza alla nascita, tutelando i diritti della gestante, a perseguire la tutela della salute materna, del benessere del nascituro e delle famiglie nell’esperienza di genitorialità, a ridurre i fattori di rischio di malattia, promuovere la salute preconcezionale, la partecipazione ai corsi di preparazione al parto, la conoscenza delle modalità di assistenza, comprese quelle per il controllo del dolore nel travaglio.
Prevista una rimodulazione dei livelli delle prestazioni assistenziali in favore della gestante, il ricorso a tecniche avanzate di anestesia locale ed epidurale, il pronto riconoscimento in sede neonatologica del nato con malformazioni, malattie genetiche o menomazioni con l’attivazione di centri territoriali e specialistici per l’assistenza multidisciplinare integrata. Sul territorio, poi, unità territoriali di assistenza primaria e Centri regionali di assistenza al bambino, punti di riferimento per patologie complesse.
È prevista un’intesa con le Regioni per l’attuazione del provvedimento. Demandato al Cipe il compito di destinare risorse specifiche per il raggiungimento degli scopi previsti.
I dati. Qualche dato: la natalità in Italia è drasticamente diminuita, passando da circa un milione di nati nel 1960 a 569mila del 2005. Inoltre è aumentata l’età media delle donne alla nascita del primo figlio, dai 25,2 anni del 1981 ai 28,1 del 1997. Sono notevolmente cresciute le gravidanze di donne al di sopra dei 35 anni (da 65mila del 1990 a 93mila del 1997) che sono alla base di una eccessiva medicalizzazione e di una sovrabbondanza di prestazioni diagnostiche: in media 5,5 ecografie in gravidanza, nel biennio 2004-2005, con il 29% delle donne che ne ha fatte 7, quando il protocollo del ministero della Salute ne raccomanda in tutto tre. Il 56,4% delle donne ha effettuato 7 o più visite. In costante aumento anche i parti cesarei passati dall11,2% del 1980 al 35,2% del periodo 2004-2005, con un picco del 45,4% nelle Regioni meridionali: un dato, spiega il ministro Turco, molto superiore a quello raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità, pari al 15 per cento e in contrasto con le stime di mortalità materna per cesareo da 2 a 4 volte superiore rispetto al parto naturale.

La preparazione al parto. Ancora poche le donne che frequentano un corso pre-parto, in media il 30%, con forti differenze geografiche: 40% nell’Italia centrale e settentrionale, 12,7% al Sud e 14,9% nelle isole. Al Sud si registrano dati peggiori rispetto al Nord e al Centro su ricorso al cesareo e all’anestesia generale, tasso di mortalità neonatale e infantile, basso peso alla nascita e ricorso all’allattamento al seno.