Sei mesi di tempo per cambiare le regole della disciplina dei diritti tv del calcio: il Consiglio dei ministri ha varato oggi un disegno di legge di delega al Governo per la revisione della disciplina della titolarità e del mercato dei diritti degli eventi sportivi dei campionati di calcio e delle altre competizioni calcistiche professionistiche organizzate a livello nazionale.
La delega prevede una contitolarità dei diritti di trasmissione, comunicazione e messa a disposizione del pubblico tra la Lega calcio e i singoli club, allineandosi ai modelli più diffusi in Europa, come, ad esempio, il modello Champions League. Restano esclusi dalla contitolarità i diritti di archivio che restano in capo a ciascun soggetto partecipante alla competizione sportiva.
«A differenza di altri Paesi - dice il ministro delle Politiche giovanili e attività sportive Giovanna Melandri - la disciplina attribuiva ai singoli club la titolarità dei diritti televisivi. Questo ha avuto ripercussioni negative sulla capacità del sistema calcio. Adesso si torna a una negoziazione collettiva, con lo scopo di trovare un nuovo equilibrio e per restituire maggiore competitività al sistema calcistico».
La delega parlando di commercializzazione dei diritti rimarca il ritorno a «una commercializzazione in forma centralizzata dei diritti», con lo scopo di garantire la libera concorrenza tra gli operatori della comunicazione e realizzare un sistema equilibrato di trasmissione, comunicazione e messa a disposizione al pubblico di eventi sportivi, gratuita e a pagamento. Tra i principi della delega non manca la previsione di forme di salvaguardia del ruolo e delle esigenze dell’emittenza locale.
Sul fronte della destinazione delle risorse è prevista una equa ripartizione tra i club e la destinazione di una quota ai fini di mutualità generale del sistema sportivo. In particolare su questo punto il provvedimento mira a rafforzare e potenziare i meccanismi di solidarietà economica intermi ed esterni al mondo del calcio. Ecco come: almeno la metà delle risorse viene attribuita in parti uguali alle società calcistiche che partecipano a ciascuna competizione, mentre le altre risorse restano al soggetto preposto all’organizzazione della competizione sportiva che provvede a ridistribuirle tra i partecipanti alla competizione, tenendo conto del bacino d’utenza delle singole squadre e dei risultati sportivi conseguiti. Una quota residua di risorse sarò destinata alla mutualità generale del sistema sportivo.
Il peso dei diritti tv è molto aumentato sia in termini di ricavi per le squadre di calcio», sia in termini di bilancio delle emittenti. «Basta pensare - dice il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni - che per i Mondiali di Francia del 1998 la Rai ha pagato 17,5 milioni di euro, mentre per quelli del 2010 ne ha pagati 175, cioè dieci volte tanto».
Nel provvedimento approvato dal Consiglio dei ministri si afferma anche la necessità di tutelare i consumatori dei prodotti audiovisivi di eventi sportivi. Una norma impedisce l’acquisto di diritti relativi a piattaforme per le quali l’operatore della comunicazione non è in possesso del titolo abilitativi e vieta di sublicenziare diritti acquisiti.
È anche prevista la necessità di una disciplina speciale per la commercializzazione centralizzata su piattaforme emergenti.
Per garantire l’ingresso nel mercato di nuovi operatori ed evitare la creazione di posizioni dominanti i decreti attuativi dovranno fissare «una durata ragionevole dei contratti».
Il disegno di legge chiama in causa due Authority, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato e quella per le garanzie nelle comunicazioni che nell’ambito delle rispettive competenze, che vigileranno e controlleranno la corretta applicazione della disciplina.
Lo scopo della delega, dunque, è quello di garantire l’equilibrio competitivo, l’efficienza e la trasparenza del mercato.
Entro sei mesi dovranno essere approvati uno o più decreti legislativi per disciplinare la titolarità, l’esercizio dei diritti e il loro mercato. Dopo l’entrata in vigore di questi provvedimenti sono poi previsti altri 12 mesi di tempo per eventuali decreti integrativi e correttivi.


Il testo del disegno di legge delega
Storia dei diritti televisivi in Italia
Diritti tv: il quadro normativo europeo