Il Consiglio dei ministri ha varato il 31 agosto un disegno di legge che dimezza i tempi necessari per la concessione della carta di cittadinanza agli immigrati, portando da dieci a cinque anni il periodo di residenza «regolare e ininterrotta» richiesto nel nostro Paese.
Il provvedimento stabilisce che la cittadinanza spetta anche ai figli di stranieri nati in Italia, con almeno uno dei genitori che risiede nel nostro Paese da almeno cinque anni. La disposizione vuole favorire, spiega la relazione al provvedimento, l’integrazione degli immigrati di terza generazione, come previsto in altri Stati dell’Unione come Francia, Spagna e Olanda.

Cittadinanza possibile, su istanza dei genitori, anche per i figli non nati in Italia ma con almeno uno dei genitori residente da almeno cinque anni. Previste anche regole per contrastare i matrimoni di comodo. La cittadinanza per naturalizzazione sarà concessa con decreto del ministro dell’Interno e non più con decreto del presidente della Repubblica, per favorire uno snellimento delle procedure. «Per ottenere la cittadinanza - precisa il ministro dell’Interno Giuliano Amato - sarà necessario conoscere la lingua e la cultura italiana», insomma la cittadinanza sarà ottenuta previa verifica della conoscenza della cultura e delle tradizioni del nostro Paese.

Sul numero degli immigrati che potranno accedere alle norme sulla cittadinanza previste dal nuovo provvedimento varato dal Consiglio dei ministri Amato fa delle ipotesi , ma non azzarda cifre definitive, pur smentendo quelle circolate delle ultime ore. «Oggi - dice Amato - fanno domanda di cittadinanza 10mila immigrati l'anno e noi prevediamo che con il dimezzamento dei tempi non si supereranno le 18mila unità più i minori». I minori stranieri presenti, in base ai dati Istat, sono almeno 50mila sul territorio nazionale. «Difficile - dice Amato - affermare quanti di questi potranno usufruire della nuova normativa». Sul conteggio degli immigrati aspiranti cittadini italiani influisce anche l'interrogativo proveniente dai 630mila immigrati che hanno usufruito dell'ultima regolarizzazione del Governo Berlusconi. «Quanti di questi ultimi potranno rientrare nel provvedimento - dice il responsabile del Viminale - é questione sulla quale non azzarderei cifre».