Il sistema produttivo italiano in futuro camminerà su «due gambe»: viene annunciata così l’approvazione in Consiglio dei ministri dell’atteso ddl Bersani, battezzato «Industria 2015», decreto di riordino della politica industriale del Paese. Scopo: tornare a competere. Da una parte meccanismi di sostegno generalizzati, anche di carattere automatico, per favorire la ricerca, la riduzione dei costi di impresa, la promozione di investimenti, la crescita dimensionale delle imprese e il riequilibrio territoriale, dall’altra un sistema di incentivazione «su misura» con singoli obiettivi strategici realizzati in aree tecnologico-produttive con forte impatto sullo sviluppo. Il provvedimento, che prima dell’approvazione definitiva, andrà all'esame della conferenza Stato-Regioni per il parere, contiene interventi per l'innovazione industriale e deleghe al Governo in materia di riordino del sistema delle agevolazioni alle imprese, della disciplina delle reti di impresa e del codice della proprietà industriale.
Le aree tecnologiche, che rappresenterebbero l’evoluzione dei distretti industriali, saranno definite in un documento triennale di programmazione per lo sviluppo: verranno individuati singoli progetti di innovazione industriale che metteranno insieme piccole, medie e grandi imprese, ai quali potranno partecipare enti di ricerca, università e sistema finanziario. Le amministrazioni pubbliche e private potranno contribuire con interventi classici, tramite il nuovo Fondo per la competitività, con il sostegno di nuovi strumenti (come il nuovo Fondo per la Finanza d’impresa) e con standardizzazioni normative e altre misure utili.
Fra le novità forte raccordo fra i ministeri dello Sviluppo economico, dell’Università e della Ricerca e dell’Innovazione nella Pubblica amministrazione, con uno stretto coordinamento fra i Fondi dei dicasteri che agiranno congiuntamente per realizzare i progetti.
«Con questi strumenti - sottolinea Pieluigi Bersani, ministro per lo Sviluppo economico - dobbiamo rivolgerci a capitali finanziari e industriali perché a loro volta facciano la loro parte».
I progetti di innovazione industriale si realizzano in 7 mosse: un Cipe presieduto dal Presidente del Consiglio dei ministri e partecipato dai ministri approva il documento sulle linee strategiche; un decreto del ministro per lo sviluppo economico, di concerto con i ministri di Università e innovazione nella Pubblica amministrazione, individua i Progetti di innovazione industriale indicando le risorse necessarie a valere sul Fondo per la competitività, istituito presso il ministero dello Sviluppo economico. E, ancora, viene nominato un responsabile di progetto che definisce modalità e criteri per individuare enti, imprese e associazioni da coinvolgere; arriva un decreto specifico sul Progetto di innovazione industriale che quantifica le risorse e prevede incaricati interni o esterni (se le risorse interne sono inadeguate); i finanziamenti arrivano da Stato, Regioni e dai soggetti privati e pubblici coinvolti. Il monitoraggio e l’eventuale riprogrammazione degli interventi è affidata al ministero per lo Sviluppo economico; il ministro per lo Sviluppo economico riferisce ogni anno in Parlamento e alla Conferenza Stato-Regioni sui criteri utilizzati e sul raggiungimento degli obiettivi.
Chiesta anche una delega per il riordino delle norme di sostegno alle imprese per conformare i regimi di aiuto a una elevata flessibilità e a modalità gestionali di progetto. Previsto anche il conferimento a Regioni e Province autonome delle funzioni relative alle norme di incentivazione con effetti limitati allo sviluppo economico locale.
Fra le novità del Ddl Bersani, nasce l'Unità operativa per prevenire le crisi aziendali, una sorta di pronto intervento per cogliere i segnali di crisi dell’apparato produttivo.
Arrivano anche due nuovi Fondi, il Fondo per la competitività e lo sviluppo e il Fondo per la finanza d’impresa. Il primo, destinato a finanziare i Progetti di innovazione industriale e gli interventi di sostegno agevolativi alle imprese, consentirà di dare agevolazioni in modo flessibile, mentre il secondo faciliterà l’accesso al credito, alla finanza e al mercato finanziario delle imprese.