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27 ottobre 2006

Alla Camera passa la fiducia. La Cdl protesta. Oggi il voto finale

di Sara Bianchi

La Camera ha confermato con 327 sì la fiducia al Governo sul decreto fiscale collegato alla Finanziaria. I voti contrari sono stati 227. L'Assemblea è poi passata alla fase dell'esame degli ordini del giorno: su 131 presentati, per la maggior parte a firma della Cdl, la presidenza di Montecitorio ne ha giudicato inammissibili 11. Ne restano, quindi, da discutere e da votare 120.
La seduta era cominciata con disordini ed è arrivata alla bagarre.
La protesta è partita dai banchi dell'opposizione e subito dopo l'intervento del capogruppo dell'Ulivo Dario Franceschini sono comparsi decine di cartelli con la scritta: "Prodi bugiardo"; il premier dai banchi del Governo ha risposto con un sorriso. Il Presidente della Camera, Fausto Bertinotti, è intervenuto più volte per mettere a tacere le contestazioni dei deputati Cdl durante gli interventi di esponenti della maggioranza in Aula. Mentre parlava il leghista Garavaglia negando intenti ostruzionistici, dai banchi della Lega si sono levati i primi cartelli con la scritta: «Il Nord ha già pagato» e «Chiudo per tasse». Il clima si è surriscaldato con l'intervento di Giulio Tremonti (Fi) e in concomitanza con l'arrivo in Aula di Romano Prodi, assieme agli altri esponenti del Governo. Paolo Romani (Fi) ha scagliato un quotidiano verso i banchi dell'Udeur e si è sfiorato lo scontro fisico fra Mauro Fabris e Gianni Fava (Lega) mentre la confusione dilagava.
I lavori sono stati interrotti, poi la seduta è ripresa con il voto di fiducia, l'ottavo in cinque mesi di governo.
Giulio Tremonti ha definito «patologico» il ricorso alla fiducia da parte di una maggioranza «vergognosa» e pronta a «distruggersi dal suo interno». L'attacco dell'ex ministro dell'Economia si è concentrato soprattutto sulla politica fiscale: «L'evasione non si combatterà con l'intensificazione eccessiva dei controlli, ma solo abbassando le aliquote, perché se il fenomeno è troppo esteso non si può affrontare solo con il controllo di polizia». Fischi dai banchi della maggioranza, plauso degli alleati.
Ignazio La Russa ha contestato nel metodo la richiesta di fiducia e nel merito il decreto. Poi ha citato le dichiarazioni di Romano Prodi riportate dai goirnali di ieri: «Non sono un uomo per tutte le stagioni» per sottolineare: «Per una volta sono d'accordo e la tua breve stagione è finita».
Il segretario Udc, Lorenzo Cesa ha bacchettato la Lega: no alla fiducia che spacca il Paese, ma «il comportamento poco responsabile di una parte dell'opposizione ha consentito al Governo di giustificare il voto di fiducia» perché «lo scontro frontale finisce solo per aiutare la maggioranza a ritrovare la sua necessaria coesione per andare avanti».
Dai banchi del Carroccio Massimo Garavaglia non ha usato giri di parole: «Forse otterrete la fiducia alla Camera questa sera, al Senato vedremo, quello che è certo è che non avete più la fiducia del Paese». Poi rivolto ai suoi alleati: «Ci hanno accusato di aver fatto ostruzionismo. Ma noi rispediamo le critiche al mittente, soprattutto se arrivano da chi per cinque anni ha sempre tirato il freno a mano». E ha concluso: «Noi abbiamo presentato pochi emendamenti di sostanza ma sono stati tutti bocciati».
Il capogruppo dell'Ulivo Franceschini, più volte interrotto dall'opposizione ha elencato e difeso in Aula le misure che saranno contenute nel dl fiscale e nella Finanziaria. Ad una manovra di 34 miliardi, ha premesso «siamo stati costretti dalla grave situazione dei conti pubblici che ci ha lasciato la Cdl ma sarebbe troppo facile dirlo». Così come per il presidente dei deputati dell'Ulivo, «troppo facile sarebbe attaccare l'ostruzionismo sterile della Cdl come ha ricordato l'onorevole Cesa che dimostra come potrebbe esistere un'opposizione costruttiva». Poi è passato alle misure contenute nel provvedimento: dal taglio del cuneo alle detrazioni per le famiglie, dalle scelte contro il precariato agli investimenti per le infrastrutture. Quindi il capitolo spinoso del prelievo fiscale: «Non dimenticheremo mai di chiedere un pò di più a chi ha di più e un pò di meno a chi ha un pò di meno» e sulla tassa di successione: riguarderà «solo i patrimoni miliardari e soprattutto non ci saranno più condoni perchè noi diciamo basta al fatto che chi aggira lo Stato sia poi premiato e chi lo rispetta sia punito». L'auspicio è rivolto al percorso parlamentare per la finanziaria: «Sarebbe bene se invece di farci trascinare in nuove e insopportabili risse dimostrassimo che è possibile, maggioranza ed opposizione, lavorare per il bene del Paese».
L'esame del decreto fiscale è ripreso alle 9. Resta da ultimare l'illustrazione degli ordini del giorno al testo, che dovranno successivamente essere votati. A seguire, le dichiarazioni di voto e la votazione finale sul provvedimento.




 

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