Gli industriali sono molto preoccupati per la politica del Governo e questo loro stato di difficoltà è emerso con grande nettezza nella riunione della Consulta dei presidenti di Confindustria a Roma ieri mattina.
Gli imprenditori sono in allarme certamente per il provvedimento del Tfr, che li colpisce in un punto molto sensibile, ma più in generale per l'atteggiamento ostile che l'Esecutivo mostra
nei confronti dell'impresa, per il disinteresse con il quale vengono accolti i rilievi e i suggerimenti in materia economica.
La Consulta dei presidenti, in fortissima sintonia con il presidente Luca Cordero di Montezemolo, ha dato larga eco, pur con toni pacati, a questo sentimento di difficoltà, confermando la volontà di insistere nella via già imboccata, chiedendo al Governo una modifica delleparti della legge finanziaria più pericolose, ma soprattutto criticando il taglio della manovra economica. Brucia a Confindustria che la Finanziaria 2007, come indica un comunicato della Consulta «non sia focalizzata sulla crescita, vera missione del Governo ».
Nel giudizio degli imprenditori la manovra è apparsa «centrata su un aumento della pressione fiscale diretta e indiretta, a livello centrale e a quello locale, non tesa a realizzare le riforme strutturali e i tagli alle sacche improduttive della spesa pubblica, entrambi al centro del Dpef». Avevamo chiesto invano, sottolineano gli industriali, «coraggio nel reperire risorse per il risanamento dei conti pubblici, ma anche per gli investimenti indispensabili in infrastrutture».
E invece si sono trovati a fare i conti con provvedimenti molto negativi, come quelli in materia ambientale. «Il decreto correttivo per i settori delle acque,dei rifiuti e delle bonifiche ci allontana dall'Europa — afferma il comunicato — complica inutilmente la vita delle imprese e rischia di tradursi in un aumento di costi insostenibile».
Né il taglio del cuneo fiscale vale a pareggiare la situazione. Questo viene valutato infatti «un provvedimento irrinunciabile per la competitività delle imprese,un primo passo importante nell'interesse delle aziende, dei lavoratori e dell'intera economia». Insomma, un segnale importante, che però «rischia di essere vanificato da riforme sbagliate, dal complesso degli inasprimenti fiscali e dal prelievo forzoso di una quota del Tfr ».
Ed è proprio su questo tema specifico che si sono concentrati molti degli interventi della riunione, oltre che naturalmente la relazione di Montezemolo.Tutti hanno sottolineato la necessità di una modifica sostanziale del provvedimento che salvi gliinteressi delle piccole imprese. La soglia a 40 addetti, lasciata intendere su Il Sole 24 Ore di ieri dal ministro Bersani è stata bocciata dal vice presidente Andrea Pininfarina: «Si rischia di porre un'altra barriera alla crescita».
Comunque le diplomazie sono al lavoro ed è attesa una convocazione a breve al ministero dell'Economia. Come ha confermato il vicepresidente per la Piccola industria, Giuseppe Morandini: «Il confronto è la strada migliore, mi auguro una conclusione rapida». Luigi Abete, presidente degli Industriali del Lazio, ha rilanciato la sua proposta della franchigia a 100 addetti. Benito Benedini e Guidalberto Guidi tra gli altri,l'hanno appoggiata.Confindustria ha chiesto per questo al Governo una proposta diversa che«eviti di penalizzare le piccole imprese dal punto di vista della struttura patrimoniale».
Fa riflettere un'indicazione giunta ieri da Maurizio Sacconi, sottosegretario al Welfare nella precedente legislatura, il quale ha suggerito alle parti sociali,Confindustria e sindacati, di trattare un avviso comune sul tema del Tfr che metterebbe il Governo nella condizione di legiferare in materia secondo le indicazioni date.
Ma al di là della questione del Tfr, resta la preoccupazione degli industriali. Per questo su proposta di Montezemolo la Consulta ha deciso di convocare le Assise degli imprenditori per il prossimo gennaio, con l'obiettivo di rimettere al centro l'impresa e la cultura dell'intraprendere.