È di 200 miliardi il valore aggiunto del sommerso che sfugge al Fisco, per metà dovuto al lavoro nero e per metà a sottodichiarazioni di fatturato ottenuto con lavoro regolare.
Lo ha detto Vincenzo Visco, viceministro dell’Economia, nel corso dell’audizione alla commissione Bilancio della Camera, sottolineando che si tratta di un fenomeno che ha fatto registrare una preoccupante inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti, con il sommerso in crescita dello 0,5 per cento del Pil, nonostante la notevole riduzione di lavoro irregolare dovuta alla sanatoria di quasi 700mila immigrati. «In sintesi - spiega Visco - al netto dell'economia sommersa, la pressione tributaria e contributiva raggiunge livelli estremamente elevati: circa 7 punti percentuali in più rispetto a quanto calcolato in riferimento al Pil ufficiale che, come noto, include anche la stima dell'economia sommersa».
L' evasione, ha sottolineato Visco, non si annida solo tra i lavoratori autonomi, ma anche tra le imprese medio-grandi, nel doppio lavoro dei dipendenti e nel lavoro di giovani pensionati. Anche se da chi è sottoposto agli studi di settore, cioè gli autonomi, arriva «una quota consistente dell' imponibile evaso». Proprio per questo nella Finanziaria è previsto un aggiornamento degli studi più veloce nel tempo, non solo al rialzo, ma anche al ribasso, come nel caso di settori, come quello tessile, che ha registrato una crisi finora non rilevata dagli studi di settore.
Controlli e sanzioni, sottolinea il viceministro dell’Economia, non sono opposti a dialogo e fiducia, ma sono due facce della stessa medaglia. Il Fisco deve essere di sostegno al contribuente, ma anche inflessibile, se necessario. Visco nel corso dell’audizione ha anche sottolineato che il Fisco va considerato come l'Arma dei Carabinieri «che è molto ben vista dai cittadini ma poi li arresta».
Man mano che l'evasione verrà riportata a livelli fisiologici, secondo Visco - sarà possibile una riduzione sostanziale del prelievo fiscale. «C'è una sorta di circolo vizioso - dice Visco – per cui l'alta evasione percepita come fenomeno sociale diventa
causa del comportamento individuale di frode al fisco, contribuendo così ad alimentare quella stessa percezione. È questo il meccanismo che deve essere spezzato, in maniera che i contribuenti onesti non si considerino discriminati per essere tali e siano quindi rassicurati sul fatto che tutti pagheranno le tasse».
Nell'ambito del riordino della tassazione dei redditi da capitale, previsto nella delega collegata alla Finanziaria, si applicherà, come già detto, un’aliquota unica, al 20% su tutti i tipi di investimenti. «È intenzione del governo - spiega Visco - applicare l' aliquota unica con riferimento a tutti e soli i redditi maturati successivamente alla data di entrata in vigore della nuova disciplina».
Sul fronte delle entrate le cose vanno bene. Nel periodo gennaio-agosto 2006, Visco ha sottolineato che l'Irpef ha registrato una crescita del 6,4% sul 2005, «per effetto soprattutto - spiega Visco - del buon andamento delle ritenute sui redditi da lavoro dipendente». L'Ires invece è «aumentata del 20,2%», anche grazie a misure una tantum, mentre l'Iva è cresciuta del 9,3% grazie al contributo delle importazioni e a una dinamica della componente interna più accentuata rispetto all'andamento dei consumi registrati nel primo semestre del 2006. «Alla luce di questi andamenti - dice Visco - le stime di preconsuntivo per il 2006 in termini di contabilità nazionale sono state riviste al rialzo di 5,9 miliardi rispetto al Dpef», con una crescita del 7,4% rispetto al 2005. Le cifre, però, non considerano gli effetti della sentenza Iva del 15 settembre. Per il 2007, le previsioni delle entrate tributarie riflettono un approccio prudenziale e la base del calcolo esclude le misure one-off e e le entrate di natura straordinaria registrate nel 2006 e si assume per prudenza un'elasticità al Pil in linea con quella realizzata nel 2005.
nicoletta.cottone@ilsole24ore.com