10 novembre 2006 |
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Unificazione, dubbi sui tempi |
La proroga dell'attuazione del decreto legislativo 139 del 2005 — quello che stabilisce la nascita dal 1gennaio 2008 dell'Albo unico dei dottori commercialisti e dei ragionieri — potrebbe essere coerente con il progetto di riforma delle libere professioni. Anche perché con la nuova normativa potrebbe avere poco senso procedere con due velocità. Ettore Ferrara, capo di Gabinetto del ministro della Giustizia, Clemente Mastella, nell'incontro avuto ieri con i presidenti degli Ordini dei commercialisti «dissidenti» non ha escluso la possibilità di accettare la loro richiesta.
Si tratta di una trentina di Ordini ( tra cui Milano,Roma,Napoli, Palermo e Catania) su un totale di circa 130, in rappresentanza più o meno della metà degli iscritti della categoria, che hanno richiesto un rinvio dell'attuazione del decreto 139.Lo scopo è di consentire «la creazione di una nuova e più attenta governance, sino a oggi mancata, che possa dare un reale e concreto avvio all'incorporazione della professione dei ragionieri,nonché di rivisitare il decreto stesso per renderlo coerente con la riforma delle professioni in itinere».
Ieri si sono recati al ministero (Mastella era assente, in quanto impegnato nella votazione della Finanziaria)presentando un documento in cui hanno accusato l'attuale Consiglio nazionale dei commercialisti di «inattività». Una inattività che — dicono— «nonostante le pressanti richieste rivolte dalla maggioranza dei presidenti nelle ultime assemblee dei presidenti, ha comportato la mancanza di armonizzazione tra livelli professionali differenti per l'attuazione del decreto legislativo 139».
Proprio per questo motivo non partecipano al Congresso nazionale unitario tra dottori commercialisti e ragionieri, in corso all'Auditoriumdi Roma, e hanno dato corpo alla loro «dissidenza spontanea »con un contro congresso, a pochi metri di distanza, all'Hotel Regent.
La delegazione dei presidenti ha poi rappresentato ai vertici del ministero della Giustizia «il disagio e la preoccupazione dei dottori commercialisti» e sottolineato «la doverosa esigenza di salvaguardare e far accrescere i livelli di professionalità ed eticità per l'effettiva tutela della fede pubblica».
Non ha nascosto la propria soddisfazione Luigi Martino,presidente dell'Ordine dei dottori commercialisti di Milano,tra i sostenitori della dissidenza: «Ferrara ha dimostrato grande apertura e interesse. Al ministero hanno capito le nostre preoccupazioni. Sono stati molto sensibili».
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