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14 novembre 2006

L'Unione supera lo scoglio della costituzionalità

N.Co.

È ripresa oggi la galoppata al Senato del decreto fiscale collegato alla Finanziaria per il 2007, per giungere all’approvazione definitiva del provvedimento in settimana. L'Aula del Senato ha confermato il parere favorevole della commissione Affari Costituzionali sui presupposti costituzionali di necessità e urgenza del decreto fiscale con 161 sì e 154 no. Superato, dunque, il primo ostacolo posto dall'opposizione sulla strada del via libera definitivo al decreto legge. La votazione sui requisiti di necessità ed urgenza del provvedimento era stata chiesta in aula al Senato dalla Casa delle libertà. Era stato chiesto di procedere per parti separate (si sarebbe trattato di undici votazioni separate). Il presidente Marini aveva disposto che l'assemblea si esprimesse prima sulla legittimità della richiesta di procedere al voto per parti separate. Visto il voto positivo non è stato necessario procedere nelle votazioni per parti separate. In aula erano presenti i senatori a vita Carlo Azeglio Ciampi, Emilio Colombo, Giulio Andreotti e Francesco Cossiga.

Le commissioni Bilancio e Finanze di Palazzo Madama, intanto, hanno bocciato tutti i 24 emendamenti all'articolo 1 del provvedimento. «Stiamo proseguendo molto bene nel lavoro - dice Enrico Morando (Ulivo), presidente della commissione Bilancio - con una discussione franca e molto seria». Una discussione serrata, come sottolinea il capogruppo Prc al Senato Giovanni Russo Spena. «Ritengo - dice Russo Spena - che con la notturna di domani riusciremo a portare a termine il lavoro con un confronto completo».
Critiche arrivano dall’opposizione «Il Governo - dice il leghista Paolo Franco - sta dicendo sì, sì a tutti gli ordini del giorno della maggioranza, ma sappiamo benissimo che al momento di recepirli in Finanziaria sarà un "chi si é visto si é visto"». Il senatore leghista ha sottolineato che ci sarebbe stato il tempo per modificare il decreto e poi approvarlo alla Camera, «ma da parte del Governo non c'è alcuna reale disponibilità al dialogo». Critico anche l'ex viceministro all’Economia Giuseppe Vegas, che trova «strana l'idea che le correzioni si affronterebbero in altre sedi. Tutto ciò non fa altro che creare attesa nei contribuenti e quindi essere un incentivo all'evasione».



 

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