16 novembre 2006 |
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Finanziaria, si va verso il voto di fiducia |
Un solo e unico maxiemendamento alla Finanziaria. Su quello, il Governo porrà la fiducia che, a quanto si apprende da fonti governative, potrebbe essere autorizzata dal Consiglio dei ministri giovedì 16 novembre, per poi porre la fiducia già nello stesso pomeriggio e quindi andare al voto venerdì.
Il Governo, quindi, ha oramai deciso di rompere gli indugi e di parlare apertamente della possibilità di una blindatura. D'altra parte, l'esigenza di stringere i tempi dell'esame in aula alla Camera era stata sollevata già ieri mattina dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, Vannino Chiti che aveva rilevato come «il regolamento della Camera prevede che la sessione di bilancio abbia una durata di 45 giorni. Questi 45 giorni scadono giovedì e teoricamente dovrebbe essere conclusa». Più chiare le parole del sottosegretario all'Economia, Alfiero Grandi, secondo il quale «l'opposizione ci sta spingendo a mettere la fiducia. A questo punto considero abbastanza difficile fare diversamente».
Sarà un super-maxiemendamento alla Finanziaria quello sul quale il Governo chiederà la fiducia in aula alla Camera. Il Consiglio dei ministri che autorizzerà la blindatura del provvedimento potrebbe essere già convocato per oggi, per poi chiedere la fiducia in aula a Montecitorio oggi stesso, o al massimo domani. La stessa riunione dei ministri esaminerà il maxiemendamento con oltre mille commi al quale sta lavorando il Governo. Il voto finale sulla manovra è atteso nel finesettimana, o al più tardi entro lunedì.
Tensione in aula alla Camera per le indiscrezione sulla possibile decisione del Governo di mettere la fiducia su un maxi-emendamento unico. La Cdl protesta in Aula alla Camera e chiede, ancora una volta, al Governo di fare chiarezza. L'opposizione ha anche proposto l'interruzione dei lavori dell'aula di Montecitorio, ma la Camera ha respinto la richiesta. La maggioranza respinge le accuse al mittente. «Il Governo - sottolinea Roberto Giachetti, deputato dell'Ulivo - ha già chiarito la sua posizione sulla fiducia, il centrodestra vuole solo arrivare a una sospensione dell'Aula».
Il Governo, comunque, non ha deciso se porre la fiducia, che diventerà necessaria «per evitare l'esercizio provvisorio». Lo ha sottolineato il ministro per i rapporti con il Parlamento Vannino Chiti, rispondendo in aula alla Camera alla domanda di Gianfranco Fini se il Governo intenda ricorrere al voto di fiducia.
«Il Governo non ha deciso la fiducia. Il governo e la maggioranza sono stati impegnati e provano ancora a non mettere la fiducia. Ma c'è un elemento - ha precisato Chiti - che non può sfuggire a nessuno: non possiamo assumerci la responsabilità di andare all'esercizio provvisorio. Se ci vuole la fiducia per evitare l'esercizio provvisorio, la metteremo».
Da giovedì 9 novembre, quando la Finanziaria è approdata nell'aula di Montecitorio per le votazioni, sono stati vagliati solo 210 emendamenti (in gran parte bocciati) sui circa 4 mila presentati da maggioranza, Governo, ma, soprattutto, dal centrodestra. Non sarà ostruzionismo nel senso tradizionale del termine, ma di certo l'opposizione ce la sta mettendo tutta per allungare il più possibile i tempi della discussione: interventi sull'ordine dei lavori che diventano di critica al governo, che non è rappresentato in aula dai ministri, o che presenta troppi emendamenti, o che ne deposita tutti i giorni di nuovi, o ancora che non stabilisce un iter chiaro. Ieri l'occasione per alzare i toni dello scontro è stato l'attacco al presidente della Camera, Fausto Bertinotti, accusato dal segretario dell'Udc, Lorenzo Cesa, di non essere un buon arbitro.
La Casa delle libertà nega di fare quell'«ostruzionismo strisciante» di cui parla il capogruppo ulivista, Dario Franceschini, ma come hanno sottolineato vari esponenti della maggioranza, non ha ritirato alcuno dei 3mila emendamenti presentati, nonostante gli annunci sulla scelta di pochi emendamenti qualificati arrivati la scorsa settimana da An (che ha parlato di 9 emendamenti), Udc (560) e Lega (50). «I tempi stabiliti dal presidente della Camera per i lavori sono sufficienti - ha detto ancora il capogruppo dell'Udc, Luca Volonté, in aula - per discuterli tutti e comunque non è detto che tutti verranno illustrati».
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