ILSOLE24ORE.COM > Notizie Norme e Tributi ARCHIVIO

Nel meccanismo ci sono ancora punti deboli

di Maurizio Caprino

commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
29 gennaio 2007

E se non servisse a nulla? La rivoluzione del risarcimento diretto è stata voluta da tutti (politici di destra e sinistra, autorità di vigilanza, rappresentanti dei consumatori) perché dovrebbe consentire di ridurre i costi per le imprese assicuratrici e quindi le tariffe per i loro clienti, oltre ad alzare la qualità del servizio. Ma potrebbe anche non finire così: per i consumatori italiani le sorprese non sono mai mancate e nei mesi scorsi alcuni hanno temuto che il meccanismo potesse non funzionare. Ora, i timori sembrano essere ridimensionati: tra le ultime misure attuative necessarie per avviare il nuovo sistema dal 1° febbraio e discusse in questi giorni, ce ne sono alcune studiate per risolvere i problemi. Ma i punti deboli del sistema potrebbero tornare scoperti col passare del tempo.

Il meccanismo
Per capire la questione, va chiarito il principio fondamentale del meccanismo. In caso d'incidente, ogni compagnia sarà libera di risarcire i propri clienti danneggiati con l'importo che vorrà, ma verrà poi rimborsata (da un organo appena istituito per regolare i rapporti di debito e di credito tra le compagnie, chiamato «stanza di compensazione») soltanto per una cifra prefissata (per regolamento è pari a un costo medio, stabilito ogni anno da una commissione composta dai rappresentanti di compagnie, consumatori, Isvap e Governo): chi riuscirà a risarcire un importo inferiore intascherà la differenza, chi invece sforerà ci rimetterà direttamente.
Quindi, le compagnie che coprono in prevalenza auto grandi o sofisticate (di solito più costose da riparare) partono sfavorite e potrebbero tendere ad alzare le tariffe per questi assicurati, in modo da riequilibrare i costi e/o riselezionare la clientela. Questo sarebbe un primo svantaggio per i consumatori, ma riguarda solo alcuni ed è legato al normale gioco del mercato. Più preoccupante è un altro rischio, evocato da Giovanni Calabrò (responsabile della direzione Credito dell'Antitrust) al convegno organizzato il 1° dicembre scorso dall'Adiconsum: quanto più alto è il costo medio prefissato, tanto meno le compagnie saranno stimolate a perseguire l'efficienza e quindi le tariffe potrebbero restare alte.

Costo medio e scambio dati
La settimana scorsa, la commissione si è orientata su un costo medio intorno ai 2mila euro (se non ci sono danni a persone), sensibilmente inferiore ai valori su cui si discuteva nei mesi scorsi (si veda Il Sole-24 Ore di venerdì scorso) e quindi il rischio sembra evitato.
Ma il costo medio va aggiornato ogni anno e la composizione della commissione può variare ogni tre anni, per cui non si può escludere che il problema si ripresenti in futuro.
Controverse sono poi le conseguenze del divieto di scambio di dati tra le compagnie: l'assicurazione del danneggiante non potrà sapere quanto è stato pagato al danneggiato. Lo ha imposto l'Antitrust per evitare possibili collusioni.
Ma secondo l'Adiconsum ciò renderebbe difficili i riscontri nei tanti casi in cui entrambi i conducenti sostengono di avere ragione o quando si sospetta una frode; per questo, le compagnie non avrebbero stimolo ad approfondire e prenderebbero per buone le dichiarazioni dei due interessati, attribuendo loro un concorso di colpa.

Il concorso di colpa
Ciò farebbe scattare il malus per entrambi, con conseguenti rincari sulle polizze degli anni successivi.
Apparentemente, ci perderebbero anche le compagnie, perché il "guadagno" si dimezza: per esempio, ricordando che la «stanza di compensazione» paga circa 2mila euro, liquidare un danno di 1.000 euro (importo caratteristico di molti incidenti) consente di trattenere altrettanto nelle proprie casse, ma se scatta il concorso di colpa (che col nuovo sistema è sempre al 50%) i 2mila euro erogati dalla stanza diventano 1.000 (il resto va alla compagnia che dovrà risarcire la controparte) e i 1.000 da dare al proprio assicurato diventano 500 (secondo la regola generale che decurta l'indennizzo in proporzione rispetto alla colpa), per cui in cassa restano solo 500 euro (1.000-500), appunto la metà rispetto a quando non c'è concorso.
Ma negli anni, man mano che il cliente paga gli aumenti dovuti allo scatto del malus, questa perdita si recupera e diventa un guadagno per la compagnia, a spese dell'interessato.Così la commissione ha introdotto una franchigia proprio di 500 euro che resta a carico della compagnia, in modo da disincentivare l'attribuzione di concorsi di colpa per i danni fino a 1.000 euro (i più frequenti). Solo l'esperienza dirà se ciò sarà sufficiente.

RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio
L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER
Effettua il login o avvia la registrazione.


 
   
 
 
 

-UltimiSezione-

-
-
22 maggio 2010
21 maggio 2010
21 maggio 2010
20 maggio 2010
20 aprile 2010
 
Gli esperti del ministero rispondono a tutti i dubbi sugli incentivi
La liquidazione: rimborsi e debiti
I redditi da dichiarare
La salute e gli altri sconti
La famiglia e la casa
 
 
Cerca quotazione - Tempo Reale  
- Listino personale
- Portfolio
- Euribor
 
 
Oggi + Inviati + Visti + Votati
 

-Annunci-