Al contribuente conviene adeguarsi agli studi di settore: chi subisce un accertamento ordinario paga in media quasi tre volte in più rispetto ai soggetti che definiscono l'accertamento in base agli studi. A dirlo, dati alla mano, è il direttore generale dell'Agenzia delle entrate Massimo Romano, nel corso di un'audizione in commissione Finanze della Camera. Nel 2006, infatti, chi ha aderito alla proposta del Fisco sulla base degli studi ha pagato 1.567 euro, mentre chi ha subito l'accertamento ordinario ha versato 4.069 euro. Romano ha detto che i dati dimostrano che in questi anni spesso è stata data la patente di onestà fiscale a chi forse non la meritava del tutto. «In molti casi - ha sotolineato Romano - si registra una congruità artificiale ottenuta alterando alcuni dati significativi ai fini dello studio di settore. Con gli indicatori di normalità si è ridotta la possibilità di eludere». Per Romano chi dichiara correttamente i redditi non deve preoccuparsi se non rientra negli indicatori fissati dagli studi di settore, visto che la normativa in vigore chiede a tutti i contribuenti, soggetti o no agli studi, di pagare le imposte sui redditi effettivi.
Come più volte ribadito dal viceministro all'Economia Vincenzo Visco anche Massimo Romano ha che gli studi di settore non sono uno strumento di accertamento automatico, ma i dati dimostrano che «in molti casi si è registrata una congruità artificiale, ottenuta alterando alcuni dati significativi ai fini dello studio di settore». È vero, secondo il direttore delle Entrare, che con le norme decise dal Parlamento «è stata elevata l'asticella per rientrare nei parametri. Ma i redditi da cui si parte sono in molti casi irrisori o addirittura negativi. È inevitabile, quindi, avere una percentuale di incremento elevata quando si parte da valori particolarmente bassi».
Dai controlli sui contribuenti in contabilità semplificata nel periodo 1999-2002 il 13% dei soggetti non congrui è stato sottoposto a controllo. Nei 4 anni sono stati effettuati complessivamente 132mila controlli di cui il 22% non ha determinato alcun accertamento in quanto i contribuenti sebbene non congrui, sono risultati in regola, il 65% è stato definito bonariamente attraverso l'adesione in contraddittorio, l'acquiescenza o la mancata impugnazione, mentre l'8% è sfociato in contenzioso. Nei controlli sulla veridicità dei dati dichiarati dai contribuenti nell'allegato studi di settore al modello Unico nel 2004 sono stati effettuati 84.801 accessi brevi, dai quali sono emerse numerose differenze tra i dati dichiarati e quelli rilevati, nonché l'insussistenza delle cause di esclusione o di inapplicabilità degli studi dichiarate.