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Sono 130mila i lavoratori bloccati dalla riforma Maroni

di Davide Colombo

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15 giugno 2007


In attesa delle decisioni politiche e sindacali sui requisiti per le future pensioni di anzianità (il superamento o meno del famoso "scalone" introdotto dalla legge 243/2004), a parlare sono le ultime proiezioni Inps in circolazione. Carte che girano nelle mani di pochissimi "addetti ai lavori" e che «Il Sole-24 Ore» è in grado di anticipare.
Si racconta del piccolo "popolo" dei lavoratori che l'anno prossimo rimarrebbero bloccati dall'innalzamento dell'età minima, se lo "scalone" entrerà in vigore. Si tracciano le curve dei risparmi e delle prestazioni che verranno erogate e si chiarisce che gli effetti della riforma, in termini di numero di pensioni totali erogate, non scatteranno prima del 2009, quando i "nuovi pensionati" dello scalone potranno utilizzare le finestre che fanno scattare la maturazione dei requisiti.
I lavoratori bloccati
Il primo numero che esce dal modello previsionale Inps fotografa in 129.500 i lavoratori che l'anno prossimo avrebbero maturato i requisiti per la pensione "ante scalone" (57 anni di età, 58 se autonomi, e almeno 35 di anzianità) e che rimarrebbero invece bloccati dall'aumento improvviso dell'età minima a 60 anni. Più in particolare si tratta di 86.500 persone che avrebbero attinto la propria pensione dal Fondo lavoratori dipendenti e 43mila autonomi.
I "bloccati", naturalmente, non sarebbero tutti uguali. I meno sfortunati, circa 36mila, dovranno aspettare un solo anno per l'agognata pensione, per altri 37 mila l'attesa sarebbe di due anni, per 19mila di tre, mentre per 37.500 lavoratori (25mila dipendenti e 12.500 autonomi) l'attesa sarà di quattro anni.
I risparmi
A «normativa costante», come dicono i protagonisti delle trattative che si intrecciano da settimane tra Palazzo Chigi, il ministero del Lavoro e le sedi delle centrali sindacali di Cgil, Cisl e Uil, nel 2008, quando entrerebbe in vigore lo scalone (60 anni di età anagrafica e 35 di contributi) i primi risparmi sarebbero solo di 326 milioni di euro. Il salto importante arriva nel 2009, con risparmi per 2,650 miliardi, che salgono a 7,197 miliardi nel 2012 (si veda il grafico in pagina).
La curva dei risparmi torna a scendere tra il 2025 e il 2030, quando il cosiddetto «effetto flusso», vale a dire il minor numero i pensionamenti, viene superato dall'«effetto importo », cioè dall'innalzamento della media degli assegni erogati.
In particolare, nell'anno 2035 la differenza degli importi pagati dall'Inps per lavoratori dipendenti e autonomi con o senza scalone diventa negativa per 3,024 miliardi per balzare a un «rosso» di 14,264 miliardi nel 2040.
Le finestre
Se la dinamica degli stock delle prestazioni erogate dalla gestione generale Inps mostra una crescita lenta ma stabile per le prossime decadi «post scalone» (si passerebbe dai 13,426 milioni del 2008 ai 13,861 milioni del 2020, anno in cui senza lo scalone le prestazioni sarebbero invece 14,247 milioni) un effetto più immediato arriva con l'entrata in vigore delle nuove decorrenze delle pensioni di anzianità previsti dalla legge Maroni.
Come si vede nella tabella, le cossidette «finestre di pensionamento » diventano due all'anno sia per i lavoratori dipendenti sia per gli autonomi (la disposizione è contenuta nell'aticolo 1, comma 6, lettera C della legge). La conseguenza è quella del rinvio all'anno successivo di qualsiasi variazione dei requisiti per la pensione di anzianità. Se attualmente il «ritardo medio» per l'incasso del primo assegno previdenziale dopo l'ultimo giorno di lavoro è di 4/5 mesi, con due sole «finestre» il tempo d'attesa medio salirebbe a circa 9 mesi; un disagio in più cui il lavoratore-pensionando dovrà tenere in conto.

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