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Studi di settore, il Senato si impegna al dialogo con le categorie

di Nicoletta Cottone

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26 giugno 2007



Sì dell'aula di Palazzo Madama alla mozione presentata dalla maggioranza sugli studi di settore che impegna il governo, fra l'altro, a interpretare come «sperimentale» la norma sugli studi contenuta nella Finanziaria del 2007 e a destinare le maggiori entrate derivanti dalla lotta all'evasione fiscale «a riduzioni della pressione fiscale finalizzata al conseguimento degli obiettivi di sviluppo ed equitá sociale». Respinta, invece, la mozione del centrodestra che vedeva come primo firmatario Renato Schifani di Forza Italia, mentre si è registrata quasi l'unanimitá sulla mozione del leghista Roberto Calderoli. È stata però eliminata la parte relativa alla «sospensione per via legislativa degli effetti prodotti dai nuovi indicatori di normalità economica», in pratica l' abolizione della retroattività chiesta dalla Casa delle libertà. Il parlamentare del Carroccio ha anche incassato il sì dell'aula all'ordine del giorno per il quale il Senato impegna il Governo ad attuare una politica di riduzione della pressione fiscale per le famiglie e le imprese e di riduzione delle imposte sulla prima casa.

A Palazzo Madama si votavano tre mozioni sugli studi di settore, due dell'opposizione e una della maggioranza. La prima, vedeva come primo firmatario Renato Schifani di Forza Italia, la seconda è dell'Unione, firmata da tutti i capogruppo e i membri di maggioranza della commissione Finanze, la terza del leghista Roberto Calderoli, che ha anche presentato un ordine del giorno nel quale esprime perplessità sull'operato del viceministro all'Economia Vincenzo Visco in relazione agli studi di settore. Il dibattito è iniziato nella mattinata, le votazioni sono giunte nella tarda serata. Ad accendere la miccia sono stati i nuovi indicatori di normalità, per verificare il grado di attendibilità delle dichiarazioni dei redditi comparandoli con la determinazione di ricavi e compensi, messi a punto dal ministero dell'Economia. Senza confronto e in maniera unilaterale, é la critica dell'opposizione.

Intervenendo in favore della mozione di maggioranza la senatrice Helga Thaler Ausserhofer, della Svp ha detto che gli studi di settore devono essere un indirizzo e non uno strumento di oppressione. Il presidente della commissione Finanze del Senato Giorgio Benvenuto in aula ha detto che «non è pensabile annullare gli studi di settore come è stato impropriamente proposto dall'opposizione. I problemi vanno risolti e non rinviati per questo chiedere un tavolo di negoziato significa invece affrontare concretamente un aspetto importante per l'economia del nostro Paese». Per Mario Baldassarre di An «Il Senato ha perso un'occasione. La mozione della Casa delle Libertà per abolire la retroattività degli studi di settore rappresentava un atto dovuto di tutto il Parlamento e non solo dell'opposizione per rendere giustizia a soggetti vittime di un sistema ingiusto che applica le norme ex post e di un centrosinistra che come al solito, schierato dalla parte dei grandi gruppi, delle
grandi banche e della grande finanza, colpisce le piccole e medie imprese».

Il contenuto delle tre mozioni
La Cdl, con la mozione 1-00110, che vede come primo firmatario Schifani, chiede all'Esecutivo di rinviare l'applicazione dei nuovi indicatori alla più generale revisione degli studi di settore tramite un negoziato già programmato, in modo che siano oggetto di verifica e accordo con le categorie produttive. E, si chiede, inoltre che per le dichiarazioni relative al 2006 vengano mantenuti i criteri di coerenza e conguità già vigenti.

La mozione Calderoli, che porta il n. 1-00117, chiede al Governo il rispetto del protocollo sottoscritto dal ministero dell'Economia nel dicembre 2006 per l'aggiornamento degli studi di settore e la sospensione degli effetti prodotti dai nuovi indicatori di normalità economica. Parte del tesoretto, poi, dovrebbe essere destinata a una politica di riduzione della pressione fiscale a carico di famiglie e imprese (con particolare attenzione a quelle di dimensioni minori, a quelle artigiane e al lavoro autonomo) e alla riduzione delle imposte sulla prima casa.

Nella mozione 1-00114 la maggioranza ribadisce l'apprezzamento per la decisione del Governo di prevedere il pagamento delle imposte entro il 9 luglio senza la maggiorazione dello 0,40% per tutti i soggetti per i quali si rendono applicabili gli studi di settore, ma si denuncia che «alcuni errori sono stati commessi» e si invita quindi a correggerli. In particolare il centrosinistra chiede garanzie all'Esecutivo su più punti: destinare le entrate derivanti dalla lotta all'evasione fiscale ad abbassare la pressione fiscale; un sistema fiscale con regole «più semplici e certe» e aliquote «più adeguate e proporzionate»; si raccomanda poi di «interpretare come sperimentale» la disposizione del comma 14 dalla finanziaria: ossia, «l'introduzione degli indicatori di normalità economica deve avvenire con l'ausilio irrinunciabile delle associazioni di categoria interessate». E, ancora, disporre che gli indicatori di normalità economica vengano utilizzati in conformità allo spirito del protocollo firmato dalle categorie; prevedere l'emanazione di ulteriori criteri oggettivi per identificare le situazioni di marginalità economica per le quali non si rendono applicabili gli indicatori di normalità economica; emanare direttive per una visibile e forte azione di informazione e formazione per migliorare il contraddittorio tra contribuenti e uffici territoriali delle Entrate. Fra le richieste anche quella di rivedere la disciplina dell'obbligo di presentazione dell'elenco clienti-fornitori nel senso di esonerare a partire dal 1° gennaio 2006 i soggetti in contabilità semplificata e di fissare la scadenza per l'invio telematico do Unico al 30 settembre 2007. La mozione chiude con la richiesta di migliorare il rapporto di fiducia tra cittadini e amministrazione finanziaria tramite un rispetto scrupoloso dello Statuto del contribuente, rafforzando il dialogo con le associazioni di categoria e le organizzazioni rappresentative degli intermediari fiscali.

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