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Artigiani, ultimatum sugli studi di settore

di Nicoletta Picchio

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15 giugno 2007

La rabbia fiscale degli artigiani si riversa tutta su Pierluigi Bersani. È il ministro dello Sviluppo l'unico del Governo a prendere la parola all'assemblea 2007 di Confartigianato, come previsto dal protocollo. E la plaeta condensa in fischi e contestazioni tutte le critiche che poco prima il loro presidente, Giorgio Guerrini, aveva spiegato nella relazione: gli studi di settore che rievocano l'odiata minumum tax, un peso esagerato del fisco che colpisce sempre gli stessi, mentre c'è chi occulta redditi miliardari. E poi la burocrazia eccessiva, i provvedimenti «sovietici» che imbrigliano le piccole imprese, il Governo incapace di fare le riforme.
Guerrini non ha fatto sconti, contestando punto per punto le scelte dell'Esecutivo, compresa quella di aver trascurato gli artigiani nella concertazione a Palazzo Chigi: « In assenza di un incontro di chiarimento sugli studi - ha detto - inviteremo i nostri associati a non aderire alla scadenza di luglio e a rinviare il pagamento ad agosto».
La raffica di fischi con cui Bersani è stato accolto e che ha scandito tutto il suo discorso è la prova del profondo malessere della categoria. «Sono figlio di un meccanico», ha esordito il ministro, cercando il dialogo. Ma non è bastato. E gli applausi sono arrivati solo quando ha ammesso che «sugli studi di settore qualcosa non è andato», ha promesso di «colmare le incomprensioni», si è appellato, in conclusione, al senso di responsabilità di tutti, a partire dalla politica, contestando l'idea di un Paese «dove si può dire ho ragione solo io e gli altri hanno torto».
Impassibili gli esponenti di Governo e maggioranza seduti in platea, da Piero Fassino a Rosi Bindi, ad Antonio Di Pietro. Assente Romano Prodi, che ha disdetto un'ora prima. «Temo che non sia venuto per evitare le contestazioni», ha commentato un sorridente Silvio Berlusconi, accolto con un'ovazione. Anche il viceministro all'Economia, Vincenzo Visco, atteso, non si è fatto vedere. Guerrini ha calcato la mano soprattutto sul Fisco e sulla «revisione degli studi di settore decisa unilateralmente dal Governo». La realtà individuata dagli indicatori per il 2007 «è un mondo virtuale», si rischia di innescare «accertamenti e presunzioni di colpevolezza che ricordano la minumum tax». Dall'altra parte ci sono i «furbi»: quelli che «nel 2006 secondo l'Ufficio italiano cambi hanno portato alle Bahamas 10 miliardi di euro di cosiddetto deflusso valutario». Vogliono equità, gli artigiani. Non vogliono essere tartassati, «quando non si riesce a colpire gli evasori veri». E chiedono che i risultati della lotta all'evasione venga restituita al loro mondo.
Oltre al Fisco c'è la burocrazia: 15 miliardi di euro di costi. Le microimprese, in un sistema a burocrazia zero, potrebbero recuperare un gap di produttività del 53,7% rispetto a Francia, Germania e Spagna. Guerrini va ancora oltre: dal 1° luglio entrerà in vigore un provvedimento che stabilisce indici di congruità tra beni e servizi prodotti da un'azienda e il numero di dipendenti necessari a produrli. «Una norma sovietica».
Tutto ciò mentre le liberalizzazioni languono e non si interviene su quello che Guerrini chiama «capitalismo protetto o da tariffa». Con il risultato che i cittadini e gli imprenditori devono versare una tassa occulta di 7,8 miliardi all'anno per le liberalizzazioni incomplete nell'energia, servizi pubblici locali, servizi professionali, bancari e assicurativi. Un'ora di affondo su tutto, parafrasando addirittura la sigla Pil con Prodotto interno lento, invece che lordo, per denunciare la bassa crescita.
Difficile per Bersani trovare il filo del dialogo. Il ministro ci ha provato arrivando subito al sodo, il Fisco. «Non è vero che ce la stiamo prendendo solo con voi. Non è una minumum tax». Fischi. «Qualcosa non è andato, si sono creati effetti distorsivi che dobbiamo colmare. L'agenzia delle Entrate terrà conto dei valori più favorevoli al contribuente. Riprendiamo il confronto». Stavolta applausi.
Le liberalizzazioni: saranno piccole, c'è stato qualche cedimento, ma su banche, assicurazioni e altre categorie secondo il ministro si è cominciato a intervenire. Sulla semplificazione, Bersani è d'accordo: c'è il provvedimento Capezzone sull'autocertificazione che arriverà al traguardo. Infine l'energia: per Bersani non è solo liberalizzando che si risolvono i problemi. Bisogna puntare anche all'efficienza energetica. E poi la centralità della piccola impresa: il Governo ha cercato di favorire le concentrazioni, ha messo in piedi uno strumento finanziario per la crescita, saranno rafforzati i consorzi fidi.
Ma la platea l'ha vistosamente contestato quando ha rivendicato come merito del Governo la ripresa, la leggera crescita dei consumi, quando ha promesso che non ci sarà una Finanziaria lacrime e sangue. Applauso finale, nell'attesa che il Governo rimetta mano agli indicatori degli studi di settore. Mentre il ministro dell'Economia, Tommaso Padoa Schioppa, intervistato nel pomeriggio su Sky, ha svicolato dalla polemica diretta. Anzi, ha ricordato alle categorie che gli studi di settore sono stati inventati con il loro accordo, proprio per eliminare la minimum tax. «È uno strumento - ha detto il ministro - per fare giustizia, sono stati rivisti perché non venivano cambiati da anni».

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