Sono 18 milioni le famiglie toccate dagli sgravi Ici, dalle disposizioni sugli affitti e dagli assegni per gli incapienti. Le misure della Finanziaria, però, potrebbero non bastare per favorire l'uscita di casa dei giovani, perché il reddito dei «bamboccioni», secondo la definizione del ministro dell'Economia, è troppo basso.Qualche dubbio sul metodo di selezione definito dalla Finanziaria per le semplificazioni fiscali alle imprese. È quanto emerge dagli studi e dalle rilevazioni dell'Istat, messe a punto in occasione dell'audizione del presidente Luigi Biggeri al Senato sulla Finanziaria 2008, dinanzi alle commissioni Bilancio di Camera e Senato. Per raggiungere a fine anno una crescita dell'1,9%, obiettivo fissato nelle ultime stime del Governo, dovrebbe esserci «un tasso di crescita congiunturale medio dello 0,5% nei rimanenti due trimestri dell'anno, con un significativo recupero rispetto ai ritmi molto più modesti registrati nella prima metà del 2007». L'Istat ha, inoltre, rilevato crescenti tensioni nei prezzi dei prodotti alimentari. Il tasso tendenziale di crescita dei prezzi di pane e cereali è passato dall'1,8% del primo al 3,3% del terzo trimestre 2007. A settembre, la crescita tendenziale è stata del 4,5%: in particolare, il pane è aumentato del 7,3% e la pasta del 4,5 per cento. Ecco, nel dettaglio, i temi trattati.
Ici, affitti e incapienti. Saranno circa 18 milioni le famiglie (oltre i tre quarti del totale) che beneficeranno delle misure della manovra 2008 su Ici, affitti e incapienti, con un guadagno medio che varia da 524 euro per quelle più povere a circa 100 euro per quelle più ricche. Esaminando le tipologie familiari, l'aumento più consistente andrebbe alle famiglie con più di 4 componenti e ai nuclei con capofamiglia operaio, rispettivamente 413 e 223 euro in media. All'opposto, le famiglie con uno o due componenti e con persona di riferimento anziana o pensionata riceverebbero
guadagni relativamente ridotti, tra 85 e 119 euro. Promosso il bonus per gli incapienti che potrà far registrare una marcata riduzione dell'intensità di Povertà e potrebbe realizzare un miglioramento delle condizioni pari a quasi un punto percentuale. Purtroppo, sottolinea l'Istat, "allo stato questo intervento ha natura temporanea".
Giovani. I giovani non lasciano la casa dei genitori, anche se lavorano, perché guadagnano troppo poco. «Si osserva - ha detto il presidente Luigi Biggeri nel corso dell'audizione - che circa 2 milioni e 900 mila giovani tra i 20 e i 30 anni vivono ancora nella famiglia d'origine pur avendo un'occupazione. Anche questi sono potenziali beneficiari del provvedimento - ha detto Biggeri riferendosi alla misura della Finanziaria che agevola gli affitti per i giovani - ma l'uscita dalla casa dei genitori potrebbe essere ostacolata dai livelli di reddito che, in oltre due terzi dei casi, non superano i 1.000 euro mensili, e in quasi un terzo non raggiungono i 500 euro». Nel 2005, i giovani tra 20 e 30 anni erano 8 milioni, di cui 2,432 milioni (30,3%) sono già usciti di casa e hanno costituito 1,9 milioni di famiglie. Il 32,4% delle famiglie con persona di riferimento sotto i 30 anni vive in affitto, contro un valore medio nazionale del 18,4% e l'abitazione incide per un terzo sulla spesa familiare mensile, con valori più elevati nelle città metropolitane.
Forfettone. L'introduzione del forfettone, cioè dell'aliquota unica che sostituisce Irap Irpef e Iva, si dovrebbe tradurre, secondo l'Istat, in una riduzione di gettito peri a circa 207 milioni di euro e interessare una platea di 654.000 unità che appartengono per circa tre quarti al settore dei servizi e per il resto a quello dell'industria con una larga prevalenza di imprese delle costruzioni. Nel terziario invece risulterebbero particolarmente coinvolte le attività dei servizi professionali alle imprese, in gran parte costituiti da liberi professionisti, che da sole costituiscono circa il 28% dell'aggregato e quelle del commercio al dettaglio, che ne rappresentano circa il 17%. È il Mezzogiorno, per Biggeri, «la ripartizione più interessata dal provvedimento, mentre incidenze più
basse della media sono presenti invece nelle ripartizioni settentrionali». L'Istat rileva, però, che la soglia di fatturato pari a 30.000 euro, «sembra rappresentare un elemento di rigiditá nel provvedimento, con conseguenze sulla platea di imprese selezionata»