Una valutazione preventiva e obbligatoria del Tesoro sulla rischiosità del contratto derivato al quale intende ricorrere l'ente territoriale. Una maggiore trasparenza contrattuale a norma Consob, in linea con la nuova direttiva Mifid. E una presa di conoscenza formale ed esplicita dell'ente sui rischi e sulle caratteristiche dello strumento. Su questi tre pilastri è riemersa ieri in commissione Bilancio al Senato, con un emendamento riformulato alla Finanziaria del relatore Giovanni Legnini, la ricerca di una norma restrittiva bipartisan sui derivati usati da Comuni, Province e Regioni. L'accordo tra maggioranza e opposizione sul provvedimento però non è stato trovato e ieri sera le posizioni del centro-destra e del centro-sinistra apparivano lontane su un punto decisivo: porre a carico degli intermediari oneri ulteriori per la quota eccedente i costi massimi previsti. Il voto è rinviato a oggi.
L'opposizione presenterà entro le 12 di oggi, termine entro il quale dovranno essere consegnati i subemendamenti, due modifiche al testo Legnini: la soppressione della valutazione preventiva del Tesoro, considerata equiparabile «all'intervento di un'autorità commissaria», e l'introduzione della compartecipazione a carico degli intermediari dei maggior oneri provocati dai derivati, già contenuta nell'emendamento al decreto legge collegato alla Finanziaria a firma della senatrice di Forza Italia Cinzia Bonfrisco.
L'emendamento Legnini
Il varo di una nuova stretta bipartisan sui derivati nel mondo della finanza locale è in linea di principio un obiettivo che accomuna i senatori del centro-sinistra e del centro-destra, tutti impegnati a mettere fine una volta per tutte (a tre anni dall'esplosione della bomba derivati) al cattivo uso di questi strumenti che minaccia la sostenibilità degli oneri di servizio del debito degli enti territoriali. Il terreno però è sempre più scivoloso quando in Parlamento si entra nel dettaglio della norma. Il senatore Legnini ha proposto inizialmente un testo molto snello come emendamento alla Finanziaria: «Il ricorso da parte degli enti a strumenti derivati deve essere preceduto da una valutazione della competente direzione generale del tesoro del ministero dell'Economia circa i profili di rischiosità del contratto». Un giro di vite che andava nella direzione di quanto il Tesoro sta già facendo in base alle disposizioni della Finanziaria 2007 che obbliga – a pena di nullità – gli enti a trasmettere al Mef preventivamente il contratto derivato e che al tempo stesso obbliga il Mef a comunicare alla Corte dei Conti le operazioni in violazione delle norme vigenti.
Legnini ha rivisto il suo testo, come sforzo bipartisan, recependo i primi quattro commi contenuti nell'emendamento della senatrice Bonfrisco respinto in Aula lo scorso venerdì nelle votazioni sulle modifiche al decreto legge collegato alla Finanziaria. Nella nuova versione Legnini ha accolto la stretta «a favore della massima trasparenza contrattuale»: un prospetto informativo con più informazioni a norma Consob sulle caratteristiche, sui rischi potenziali e sui costi alla stipula del contratto. Il relatore dell'Ulivo ha recepito nella nuova versione l'impostazione suggerita dal senatore Natale Ripamonti, relatore al decreto e favorevole a un maggiore coordinamento della stretta sui derivati con la direttiva Mifid che entrerà in vigore il primo novembre. Per Legnini, la Mifid «non consente di porre a carico degli intermediari oneri ulteriori o diversi da quelli previsti dalla direttiva stessa e dunque nemmeno oneri per la quota eccedente la fascia di oscillazione dei contratti».
I subemendamenti
La senatrice Bonfrisco ha apprezzato ieri sera «lo sforzo» di Legnini e si è dichiarata soddisfatta per l'accoglienza nel testo del relatore delle sue proposte sulla trasparenza. Pur rinunciando al tetto sui derivati pari al 5% sul totale delle spese degli enti, la senatrice di Forza Italia assieme ad Antonio Azzolini del suo partito hanno deciso tuttavia di portare avanti con un subemendamento «una norma aggiuntiva centrale» che è quella della compartecipazione ai rischi degli intermediari finanziari. Il testo dovrebbe recitare: «Laddove gli effetti finanziari derivanti dai contratti assumano caratteristiche tali da superare i margini di oscillazione, l'intermediario finanziario si assume i maggiori oneri eccedenti tale costo massimo». Un subemendamento del senatore Andrea Augello (An) chiederà invece la soppressione della valutazione preventiva del Tesoro perché eccessiva e invasiva nei confronti dell'autonomia degli enti territoriali.