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Frizioni sulla Finanziaria: Italia dei valori e diniani disertano la riunione di maggioranza

di Nicoletta Cottone

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29 ottobre 2007


Un iter pieno di turbolenze, quello che la Finanziaria deve superare al Senato. Anche oggi, come già accaduto ieri, i senatori dell'Italia dei Valori, dell'Unione democratica (Bordon e Manzione) e i diniani hanno disertato la riunione di maggioranza al Senato sulla Finanziaria. Il relatore Giovanni Legnini (Ulivo) getta acqua sul fuoco, si dichiara ottimista sull'andamento del lavori, parla di «clima costruttivo» e ribadisce che «tutte le componenti della maggioranza sono sempre state invitate, anche se non hanno rappresentanti in Commissione bilancio. Il Governo ed io, in qualità di relatore, abbiamo un colloquio costante con loro». Il capogruppo dell'Idv al Senato Nello Formisano, ha precisato che «anche questa volta (già ieri era accaduto, n.d.r.) è stato un disguido nella comunicazione a determinare la nostra assenza alla riunione convocata al Senato. Ribadiamo l'appoggio totale all'azione di Governo per la Finanziaria». Il senatore Natale D'Amico ha, invece, sottolineato che i diniani non parteciperanno «a nessuna riunione della maggioranza da qui all'approdo in aula della finanziaria». L'assenza, spiega D'Amico, rientra nella strategia scelta dai liberaldemocratici che si sono «riservati di giudicare nel merito alla luce del sole del dibattito parlamentare» le scelte sulla finanziaria.

Governo e maggioranza stanno anche valutando il taglio dei ministeri, da inserire in Finanziaria, nell'ambito del capitolo sui tagli ai costi della politica. Legnini, intanto, è soddisfatto del via libera dato dalla commissione alla riforma della tassazione delle società. «Questa riforma dell'Ires - dice Legnini - é ottima. Ci allena con l'Europa e rappresenta un passo avanti verso la sempificazione e la riduzione della pressione fiscale». Altra novità, arriva uno sconto fiscale per le imprese che debbono fare i conti con i ritardi dei pagamenti della pubblica amministrazione: potranno dedurre una sorta di «interessi passivi virtuali» dovuti all'indebitamento che sono costrette a fare in mancanza dei pagamenti. Gli emendamenti sull'Ici sono stati accantonati in attesa di individuare la copertura idonea a eliminare il tetto al reddito di 50mila euro previsto dal testo varato in Consiglio dei ministri. Sì anche a un emendamento del gruppo delle Autonomie che estende l'eliminazione dell'imposta di successione e donazione per i trasferimenti d'azienda o di rami di essa, di quote sociali e di azioni, dai figli, anche al coniuge. Fra le novità i negozianti non dovranno più appendere i cartelli-gogna che recitavano «Chiuso per evasione fiscale», che prima erano costretti ad affiggere in caso di chiusura temporanea dell'esercizio dovuta alla mancata emissione dello scontrino fiscale.

Attenzione anche al problema della comunicazione, per segnalare in maniera "efficace" i contenuti della manovra: domani alle 12.30 al Senato é prevista una riunione dove il portavoce del governo Silvio Siriana pianificherà insieme agli uffici stampa dei gruppi della maggioranza e ai rispettivi presidenti e portavoce le prossime strategie di comunicazione nell'ambito del varo della finanziaria. La commissione Bilancio, che finora ha votato i primi 4 articoli del provvedimento e illustrato i primi 10 articoli, chiuderà l'esame della Finanziaria e del Bilancio di previsione entro il 31 ottobre. I due provvedimenti saranno, poi, in aula lunedì 5 novembre, con la previsione di chiudere per il 14 novembre.

Intanto è lievitato di quasi 2 miliardi di euro il costo della copertura al decreto legge che accompagna la Finanziaria. Con il raddoppio dell'assegno per gli incapienti, da 150 a 300 euro, il valore complessivo delle misure è salito a quota 9,5 miliardi. Un appesantimento che viene definito transitorio, in quanto maggioranza e governo già dicono che il provvedimento sarà cambiato alla Camera perché non regge la copertura all'emendamento presentato dal senatore dissidente Fernando Rossi, ex Pdci, ora confluito nel Gruppo misto, che raddoppia il bonus per gli incapienti con un onere finanziario di 5 miliardi. Per il relatore al Senato Natale Ripamonti (Ulivo) l'aumento deve essere «tolto alla Camera», perché «la copertura non sta in piedi». Il senatore Rossi prevedeva di finanziare il bonus tramite il 30% dei fondi dei depositi dormienti che già la Finanziaria dello scorso anno aveva destinato alle assunzioni dei precari nella Pubblica Amministrazione. Ma le procedure per sbloccare questi fondi sono lunghissime, mentre il bonus viene erogato nel 2007. Sul raddoppio del bonus incapienti, dunque, il Governo vuole innestare la retromarcia. «Alla Camera - assicura il sottosegretario all'Economia, Mario Lettieri, che per il governo segue l'iter parlamentare del decreto collegato - saranno apportate le dovute correzioni ad emendamenti come quello singolare del senatore Rossi approvato con i voti della destra». Ma arriva un chiaro avvertimento dal senatore Fernando Rossi. «Che ritocchino pure il bonus. Tanto, da qui devono ripassare...». Nel pomeriggio Rossi, leader del Movimento politico di cittadini, è stato ricevuto a Palazzo Chigi dal premier Prodi. «C'è uno spirito costruttivo. Siamo venuti all'incontro di oggi, partendo da una posizione non favorevole a questa Finanziaria. Vediamo adesso cosa matura». Alla domanda dei cronisti, sosterrete il governo e la sua Finanziaria al Senato? Risponde, «Sì, ma se ci saranno segnali di discontinuitá nel concreto».

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