Con 158 sì e 155 il decreto collegato alla Finanziaria passa al Senato. Ma quella di ieri è stata una giornata nera per l'Unione. Il centrosinistra è stato battuto sette volte in aula durante l'esame del decreto: l'ultima, a tarda notte, su un emendamento dell'ex Pdci Fernando Rossi che raddoppia il bonus per gli incapienti, portandolo da 150 a 300 euro, con un costo di 5 miliardi di euro. L'emendamento è passato con il voto determinante di Rossi e Franco Turigliatto, l'altro senatore dissidente della sinistra radicale : il Governo era contrario, il centrodestra l'ha votato, e la maggioranza si è ritrovata nuovamente con un problema, grazie alla coppia che già una volta aveva messo in crisi l'esecutivo, sulle missioni internazionali. Il percorso per il decreto è stato a ostacoli, disseminato da centinaia di votazioni sugli emendamenti. Il Governo non ha comunque voluto fare ricorso alla fiducia.
Che l'esame del decreto fosse in salita lo si era capito già dalla mattina. A fare rumore è la prima sconfitta, quella che respinge la proposta di chiudere la società del Ponte sullo Stretto di Messina. L'Italia dei valori vota, a esclusione di Franca Rame, con l'opposizione, e sei senatori, fra cui i diniani, si astengono: più che sufficiente a far impazzire il fragile pallottoliere del Senato. 145 a 160 per il centrodestra. In Aula è il caos: il nodo è politico e di mezzo c'é il Governo. La regia del voto contrario è del ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro, che non ha sentito ragioni e ha sostenuto fino all'ultimo la sua tesi: chiudere "Ponte Stretto Spa" sarebbe costato di più che lasciarla in vita. Un capitolo sul quale si sono esercitate le mediazioni di molti, a partire da quella del presidente dei senatori dell'Ulivo Anna Finocchiaro. E che però non hanno sortito effetti. La polemica resta alta e non a caso proprio l'Ulivo sottolinea come ora la palla sia nelle mani del presidente del Consiglio, che a suo tempo ha promesso di trovare una via d'uscita.
Il presidente del Consiglio, a quel punto, decide di inviare un messaggio forte e chiaro: è necessario che i partiti rispettino gli impegni presi. Oltre al bonus per gli incapienti, gli altri punti critici per la maggioranza sono stati la pubblica amministrazione, la giustizia, la rete digitale, le consulenze della cassa di previdenza degli sportivi e l'Ordine Mauriziano. La cartina di tornasole delle difficoltà è l'assenza in aula del ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa, che arriva nel pomeriggio ma si ferma solo poco più di un'ora. L'atmosfera nell'Unione è di profonda delusione. Con la finanziaria le fibrillazioni saranno tante. E poi ci sono le continue bordate di Silvio Berlusconi che non lasciano in pace la maggioranza: il leader della Casa delle Libertà va ripetendo che l'Unione cadrà su un provvedimento importante.