Il ministero dell'Economia invia una precisazione sull'intervento del Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi nel corso dell'audizione dinanzi alle commissioni Bilancio di Camera e Senato che si è svolta ieri. Chiarimento, spiega la nota, «per una corretta valutazione della politica di bilancio del Governo». Il deficit pubblico è calato dal 4,4% del 2006 al 2,4% stimato per quest'anno. Ma se si vuole calcolare l'impatto al netto delle una tantum, sia negative che positive, si passa dal 3,3% del 2006 al 2,5% del 2007. Il Mef spiega inoltre che «l' aggiustamento strutturale del deficit pubblico nel biennio 2006-07 ammonta all'1,8% del Pil, 0,2 punti in più rispetto a quanto raccomandato dal Consiglio Ue nel contesto della procedura di disavanzo eccessivo avviata nei confronti dell'Italia nel luglio 2005».
Nell'audizione, sottolinea il Mef, «si afferma che l'indebitamento netto nel 2006 risulta pari al 2,5% del Pil, se si escludono gli oneri straordinari derivanti dalla cancellazione di crediti dello Stato nei confronti delle Ferrovie e della sentenza della Corte di Giustizia in materia a di Iva. Tale valore viene inoltre usato come parametro di riferimento per valutare la correzione dei conti pubblici tra il 2006 e il 2007 (pari allo 0,1% del Pil, se si considera la riduzione dell'indebitamento netto dal 2,5% al 2,4% del Pil)».
Il comunicato prosegue segnalando che per una corretta valutazione dell'evoluzione dei saldi di bilancio tra il 2006 e il 2007 occorre rendere omogeneo e significativo il confronto tra i due esercizi, tenendo quindi conto di "tutti" i fattori una tantum, sia migliorativi che peggiorativi, che incidono su di essi. «Come già riportato nel Dpef dello scorso giugno e successivamente nella Nota di Aggiornamento, il totale delle misure una tantum nel 2006 si situa all'1,2% del Pil. Al netto di queste, pertanto, il disavanzo del 2006 è pari al 3,3% (4,4% meno 1,2% tenendo conto degli arrotondamenti). Lo stesso calcolo per il 2007 fornisce una stima del disavanzo pari al 2,5% del Pil (le misure a carattere straordinario incidono solo per lo 0,1-0,2%). Sono questi i dati cui occorre fare riferimento ai fini di una valutazione omogenea e significativa dell'azione di politica di bilancio adottata dal Governo».
«In conclusione - spiega il Mef - come riportato nella tavola 6 della Nota di Aggiornamento al DPEF 2008-2011: l'indebitamento netto si è ridotto dal 4,4% del PIL nel 2006 al 2,4% nel 2007 (0,4% del PIL in più di quanto richiesto da Bruxelles); l'indebitamento netto corretto per le misure una tantum si è ridotto dal 3,3% del PIL al 2,5%; l'indebitamento netto strutturale (al netto delle una tantum e del ciclo economico, calcolato secondo la metodologia adottata da tutti i paesi UE), sempre tra 2006 e 2007, si è ridotto dello 0,5% del PIL. L'aggiustamento strutturale nel biennio 2006-07 ammonta all'1,8% del PIL, 0,2 punti in più rispetto a quanto raccomandato dal Consiglio UE nel contesto della procedura di disavanzo eccessivo avviata nei confronti dell'Italia nel luglio 2005». (N.Co.)