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Padoa-Schioppa: «Debito gigantesco: gli interessi pesano 1.200 euro su ogni italiano, neonati compresi»

di Nicoletta Cottone

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3 ottobre 2007

«Rivendico al Governo di aver posto la questione del debito e la questione dell'evasione fiscale al centro dell'attenzione». Inizia così la presentazione della Finanziaria 2008 in aula al Senato. Una esposizione slittata di venti minuti perchè in Aula è mancato il numero legale e il presidente Franco Marini non ha potuto far altro che aggiornare la seduta alle 9,31. Un «gigantesco debito pubblico, il terzo al mondo in valore assoluto: 1.600 miliardi di euro», che ci obbligano a reperire ogni anno circa 70 miliardi per il pagamento dei relativi interessi che pesano per «1200 euro all'anno, in media, in testa a ogni italiano, compresi i neonati». Affiancato, seconda anomalia, dall'ampiezza «dell'evasione fiscale, anch'essa del tutto fuori linea rispetto alla media europea».

Padoa-Schioppa non risparmia il precedente Governo: la scorsa legislatura, dice, si aprì con promesse mirabolanti ma si concluse con la scomparsa dell'avanzo primario, la risalita del debito, l'incoraggiamento aperto all'evasione fiscale. Tra le cose che il ministro imputa al precedente Governo anche «il sacrificio degli investimenti in infrastrutture a favore della spesa corrente» e «l'ingresso in una rischiosa procedura di infrazione delle regole europee». E la zavorra «di chi evade le tasse o sfrutta rendite di posizione o si serve delle istituzioni anziché servirle rischia di mandare a fondo la barca».

La manovra, sottolinea il ministro, è soprattutto il frutto dello sforzo compiuto dagli italiani, che hanno fatto uscire il Paese dall'emergenza dei conti. «Se un anno fa mi avessero vaticinato una manovra di bilancio come quella che oggi propongo al Parlamento - dice Padoa-Schioppa - non so se lo avrei creduto possibile. Se il Governo potrà continuare a svolgere il programma iniziato in questi primi due anni di legislatura, il paese avrà davvero migliorato il suo volto».

Evasione e fisco. L'evasione fiscale italiana è «del tutto fuori linea rispetto alla media europea. Il divario ammonta a 5-6 punti di Pil, pari a 75-90 miliardi di euro ogni anno. «Una riduzione, anche graduale e parziale, di questa montagna di denaro - ha spiegato - liberebbe i contribuenti onesti di un peso divenuto ormai insopportabile e consentirebbe, in pari tempo, di finanziare investimenti pubblici di cui il nostro paese ha un bisogno assoluto». La Finanziaria contiene le prime concrete restituzioni ai contribuenti di risorse recuperate all'evasione, dice il ministro, illustrando una manovra che definisce di restituzione fiscale, di semplificazione, di investimenti, di riqualificazione della spesa pubblica, di rafforzamento del sistema di protezione sociale. «Manteniamo tutte le promesse fatte. Siamo in linea con il programma di legislatura e con le risoluzioni parlamentari sul Dpef». La Finanziaria porterà a un sistema fiscale più semplice e meno gravoso sul fronte degli adempimenti, con misure di semplificazione di rilievo che non hanno precedenti in anni di storia del nostro sistema fiscale. E cita il nuovo regime speciale per i contribuenti marginali e la riduzione delle aliquote Ires e Irap «riducono in modo sostanziale gli oneri per la gestione amministrativa del settore produttivo».

Collegato welfare. «Irrinunciabile» per il Governo che il Parlamento approvi il collegato sul welfare entro il 31 dicembre 2007. Il ministro ha confermato che l'Esecutivo presenterà entro la metà di ottobre il primo collegato sul lavoro e la previdenza, che recepisce l'accordo del 23 luglio scorso. «Poiché la copertura di queste misure sta nella legge finanziaria, é irrinunciabile per il Governo che le Camere, utilizzando le risorse dei regolamenti vigenti, garantiscano la deliberazione definitiva almeno di questo collegato entro il 31 dicembre 2007». Entro la fine di ottobre, poi, come prevede la normativa vigente, saranno presentati alle Camere gli altri collegati annunciati nella Nota di aggiornamento che «il Governo ritiene politicamente opportuno che vengano deliberati entro tempi predefiniti».

Casa. Dal 2008 si attuerà una riduzione permanente del prelievo Ici sulle prime case a vantaggio dei proprietari che le abitano, affiancata per gli inquilini, da uno sgravio sulla spesa per l'abitazione, pari a 300 o 150 euro l'anno a seconda del reddito complessivo, avviene attraverso riduzioni dell'Irpef e vengono corrisposte somme analoghe agli affittuari incapienti. «Si tratta, nel complesso - sottolinea il ministro - di un intervento di restituzione fiscale molto sostanzioso, pari a circa 2 miliardi di euro a regime». Urgente la ripresa di una politica per la casa che incoraggi e premi forme adeguate di edilizia popolare: nei prossimi dieci anni saranno disponibili complessivamente 80 mila appartamenti a canoni sostenibili, soprattutto nei comuni soggetti a fenomeni di disagio abitativo.


Emendamenti. La procedura parlamentare, ribadisce Padoa-Schioppa, sarà facilitata anche «dalla limitazione degli emendamenti proposti dal governo e dal loro raggruppamento. Se la cornice regolamentare in vigore, con il concorso leale e trasparente della maggioranza e dell'opposizione, riuscirà ad assicurare il rispetto di questi termini temporali senza il ricorso alla fiducia, le Istituzioni della democrazia avranno raccolto in modo adeguato il monito del Primo magistrato della Repubblica».

Sprechi. Nel capitolo sprechi e malversazioni nella politica il ministros ricorda che la legge finanziaria adotterà un complesso di misure che porteranno a un taglio della spesa legata alla politica, con «una riduzione del personale parapolitico, dei consulenti, delle troppe commissioni di studio, è possibile e ormai ineludibile». Un'azione che porterà un risparmio per le casse della pubblica amministrazione pari a circa un miliardo a regime. Promette anche dalla prossima legislatura una riduzione del numero dei parlamentari di «una dimensione mai osata prima». Gli sprechi «quantitativamente maggiori - dice Padoa-Schioppa - ritengo non siano quelli della politica, moralmente più gravi, bensì quelli del malo uso delle risorse pubbliche nei diversi comparti dell'amministrazione. E per malo uso non intendo la scarsa applicazione al lavoro, i cosiddetti fannulloni, che pure esistono al fianco di tanti impiegati e funzionari coscienziosi. Intendo strutture inutilmente pesanti: troppe province, troppi uffici, troppi tribunali, lavori svolti magari con scrupolo ma con tecniche superate o lavori non più necessari».

Infrastrutture. Trentacinque miliardi di euro sono destinati alle infrastrutture, con «una quota significativa e destinata al Mezzogiorno», per dotare il Paese di una rete di infrastrutture al passo con i tempi e fare in modo che il Paese recuperi competitività e crescita.

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