Sei articoli per rispettare e rafforzare i diritti dei contribuenti. È questa la ratio della proposta di legge sugli studi di settore presentata oggi alla Camera da un gruppo di deputati dell'Ulivo, componenti delle Commissioni Finanze e Attività produttive di Montecitorio. «Si tratta - spiega Francesco Tolotti, firmatario della pdl con Franco Ceccuzzi, Andrea Lulli e Giovanni Sanga - di riportare gli studi di settore alla loro filosofia originale di strumento e non di tagliola. Un'occasione per tenere aperto il rapporto con il mondo delle categorie».
Ambizioso, ma forse non impossibile, il progetto dei firmatari del progetto di legge. «Quando la Finanziaria arriverà alla Camera - spiega Franco Ceccuzzi - proveremo a trasformare il Pdl in un emendamento da inserire nella manovra economica per il 2008». Sarà necessario ovviamente, spiega Ceccuzzi, verificare gli spazi di agibilità che il Governo vorrà concederci senza «attentare al gettito fiscale del nostro Paese».
L'obiettivo, dunque, è quello di rafforzare il rapporto Fisco-contribuenti, per altro messo a dura prova la scorsa primavera proprio sul corretto utilizzo degli studi di settore.
Le modifiche che si vorrebbero apportare con l'Atto Camera n. 3087 mirano ad aumentare le garanzie dei contribuenti nel contraddittorio con il Fisco e a rendere più affidabile lo strumento introducendo elementi di certezza e trasparenza. Per questo si parte proponendo una modifica all'entrata in vigore delle revisioni degli studi facendo decadere le regole attuali, secondo cui la revisione può essere applicata anche nel periodo antecedente a quello di pubblicazione dello studio revisionato. Altra modifica che si vuole apportare, per altro da sempre richiesta dalle associazioni di categoria, è quella della non reiterazione dell'utilizzo dello strumento in fase di accertamento in assenza di fatti o elementi nuovi.
Particolarmente apprezzata dai responsabili fiscali delle associazioni di categoria (artigiani e commercianti) intervenuti alla presentazione del documento, è quella sul valore della prova degli indicatori di normalità economica da inserire a regime nei successivi studi di settore. In sostanza, secondo l'articolo 5 della proposta, gli indicatori non devono partecipare direttamente alla formazione del ricavo di congruità, bensì devono essere utilizzati soltanto come «campanelli di allarme» per selezionare i contribuenti da sottoporre ad accertamento.
Dai rappresentanti delle categorie, infine, la presentazione della proposta di legge sugli studi è stata l'occasione per ricordare anche la necessità di giungere in tempi rapidi a una piena attuazione del protocollo sottoscritto a dicembre con il Governo. All'appello mancano, infatti, due passaggi chiave: le regole uniformi del contraddittorio e la sua valenza, nonché la formazione continua per gli uomini del Fisco.
Su questo, i firmatari della proposta di legge, non hanno escluso di poter convocare in audizione i rappresentati dell'amministrazione finanziaria per un aggiornamento a tutto tondo sul processo di attuazione del protocollo di dicembre.