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Bombassei: «Bisogna tornare al tavolo»

di Massimo Mascini

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13 ottobre 2007

È rimasto profondamente deluso Alberto Bombassei, vicepresidente di Confindustria, responsabile dei temi sindacali. Aveva firmato un documento, aveva avuto assicurazioni fino alla vigilia che nulla sarebbe cambiato e invece ha avuto la sorpresa di trovare profonde modifiche. Una riscrittura della disciplina del contratto a termine, l'indicazione di limiti al ricorso a contratti a termine per punte di attività, per opere o servizi straordinari.
Non «piccole modifiche di chiarimento – ha detto un comunicato di Confindustria – ma scelte precise del Governo». Di qui la richiesta di un chiarimento per tornare al testo concordato.

Ingegner Bombassei, respingete le modifiche apportate dal Consiglio dei ministri al protocollo sul welfare?
Non è questione di essere favorevoli o contrari. C'è prima di tutto il fatto che abbiamo avuto fino a un'ora prima che si riunisse il Governo l'assicurazione che sarebbero state apportate solo piccole modifiche concordate e che il testo sarebbe stato quello approvato e firmato da noi. Lo avevano assicurato Romano Prodi e Cesare Damiano.

E non è stato così?
In sostanza sì, tranne che per il capitolo del contratto a termine. Il testo varato dal Consiglio dei ministri non corrisponde a quanto ci era stato detto. Non possiamo accettare cose che non abbiamo concordato.

Chiedete un incontro con il Governo?
Siamo sorpresi da questi cambiamenti, vogliamo capire cosa è successo. Crediamo che sia necessario tornare indietro, riconsiderare quelle modifiche apportate al testo firmato.

Anche Raffaele Bonanni ha chiesto un incontro con il Governo per verificare queste modifiche.
Mi sembra giusto, del resto non mi sembra che queste variazioni al testo siano state apportate per pressioni del sindacato, quanto della politica. Ma comunque a noi brucia il fatto che siano stati introdotti questi cambiamenti senza dirci nulla, e dal punto di vista tecnico ci sono problemi. Abbiamo trattato per quattro mesi, potevamo vederci ancora prima del varo definitivo del testo. Tutto ciò ci lascia davvero perplessi.

Anche il merito ha la sua importanza?
Certamente, perché non sono stati portati cambiamenti di poco conto. Prenda la limitazione dei contratti a termine a 36 mesi, il meccanismo previsto dal testo varato dal Governo è molto rigido e rischia di creare difficoltà gestionali molto gravi in alcuni settori.

Quali settori?
L'alimentare e il turismo, per esempio, ma tutti quelli che prevedono il ricorso a lavoratori stagionali. Non è possibile dimenticarsi delle esigenze di questi settori, dove operano aziende che competono con gravi difficoltà sui mercati internazionali.

Si è cercato di dare maggiori tutele a questi lavoratori?
Se questo era l'effetto cercato, c'è il rischio che accada proprio l'opposto, si rischia di creare disoccupazione. O il Governo ha dimenticato che esistevano i lavoratori stagionali o si è trattato di un vero e proprio autogol.

Questo episodio mette in una luce oscura tutta la pratica della concertazione?
Questo non è lo spirito della concertazione. Per settimane e mesi abbiamo concordato un testo e bilanciato parola per parola, poi ci troviamo di fronte a un documento che per i contratti a termine cambia il senso delle cose che vogliamo dire. Questa non è concertazione, le cui regole Damiano conosce bene, sa che vanno rispettate.

Tutto il protocollo assume un aspetto diverso? Anche le positività che pure avete riconosciuto?
Un bel vestito con una vistosa macchia davanti non è più un bel vestito. Personalmente sono molto deluso. In queste pratiche o ci si fida o no.

Il dialogo sindacale comunque va avanti.
Avremo entro il mese un incontro con i vertici delle confederazioni sindacali e lì decideremo come procedere, su quali temi, con quali tempistiche.

Resta prioritario il tema della produttività?
Non potrebbe essere altrimenti, considerando la difficile situazione che stiamo vivendo. Noi non possiamo che ripartire dal nostro documento sulla produttività del settembre dell'anno passato. E poi ci sarà da discutere degli assetti contrattuali, un tema imprescindibile se si vogliono relazioni industriali consensuali, che aggrediscano e risolvano per quanto possibile i problemi esistenti.

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