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Le tappe dall'accordo del '93 a oggi

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13 ottobre 2007

Lavoro, il protocollo del '93
Il 23 luglio 1993 viene firmato il protocollo tra i sindacati Cgil, Cisl e Uil, la Confindustria e il Governo Ciampi sulla politica dei redditi e dell'occupazione, sugli assetti contrattuali, sulle politiche del lavoro e sul sostegno al sistema produttivo. La concertazione durò un anno e mezzo a partire dal 1 giugno 1992 e l'intesa del '93 contemplava un nuovo tipo di contrattazione, con due livelli diversi per tempi e contenuti (contratto nazionale e contratto decentrato); incrementi salariali legati, per il secondo livello, alla produttività; nuove forme di flessibilità e nuove regole per l'elezione dei rappresentanti dei lavoratori nelle aziende. Prima della firma i sindacati resero noti i risultati delle consultazioni: votarono 1.327.290 lavoratori e i sì raggiunsero il 67,05%, i no il 26,98% mentre gli astenuti furono il 5,98%.

Pensioni, il referendum del '95
Il 1995 fu l'anno della riforma delle pensioni voluta dal Governo guidato da Lamberto Dini (nella foto). Al referendum indetto da Cgil, Cisl e Uil aderirono oltre 4,4 milioni di voti e ci fu una consistente vittoria per i sì all'accordo (il 64% dei votanti). La riforma fu bocciata dai metalmeccanici e l'accordo non fu firmato da Confindustria, ma cambiò profondamente il meccanismo di calcolo, si passò dal sistema retributivo a quello contributivo.

L'intesa sulle pensioni del'97
L'11 novembre del 1997, fu raggiunto l'accordo tra il Governo Prodi e sindacati che revisionava il percorso della riforma del '95. L'accordo di "Ognissanti", come fu chiamato, stabiliva una sostanziale parità di regole tra i lavoratori pubblici e privati che dovevano andare in pensione e accelerava il percorso del '95 per mandare in pensione di anzianità gli italiani con meno di 35 anni di contributi e 57 anni di età. L'accordo cancellò anche le pensioni baby.

Il "Patto di Natale"(1998)
Il 22 dicembre del 1998 il Governo guidato da Massimo D'Alema (nella foto), imprese e sindacati raggiunsero l'intesa sul nuovo patto sociale. L'accordo affidò alla concertazione il compito di individuare strumenti e misure per abbattere l'inflazione, il riavvio dello sviluppo, nonché l'aumento dell'occupazione. Il patto oltre a inglobare nella concertazione rappresentanze del mondo produttivo prima escluse, concentrò la sua attenzione sullo sviluppo del Mezzogiorno

Il patto per l'Italia (2002)
Nel 2002 fu stipulato dal Governo Berlusconi-bis, da Confindustria, Confesercenti e Lega delle Cooperative e da Cisl, Uil e sindacati autonomi l'accordo denominato "Patto per l'Italia". All'accordo non aderì la Cgil. Il patto riguaradva principalmente tre capitoli: Politica dei redditi e di coesione sociale, Stato sociale per il lavoro, Investimenti e occupazione nel Mezzogiorno. Oltre a queste tematiche l'accordo prevedeva tre allegati su riforma fiscale, delega al governo per modifica all'art. 18, legge 300/70, e ddl per la modifica di trasferimento di ramo di azienda

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