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Più tempo per la class action

di Isabella Bufacchi

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2 novembre 2007

Il cammino della class action in Parlamento, arenatosi in commissione Giustizia alla Camera dopo le audizioni dello scorso febbraio e marzo, non sarà riattivato con un emendamento alla Finanziaria in commissione Bilancio al Senato. Il relatore alla manovra Giovanni Legnini (Ulivo) ha "invitato" ieri i senatori Roberto Manzione e Willer Bordon di Unione democratica (Ud), a ritirare l'emendamento sull'azione collettiva risarcitoria e a trasformarlo in un ordine del giorno. L'emendamento non è stato votato in commissione: potrebbe rivedere la luce direttamente in Aula.
Come anticipato ieri dal Sole-24 Ore, i senatori Bordon e Manzione nella serata di mercoledì hanno provato a inserire a sorpresa un emendamento in manovra a favore di una nuova legge che consenta a consumatori, utenti e investitori di promuovere cause collettive risarcitorie nei confronti delle aziende. Il blitz, visto come un colpo di acceleratore eccessivo, non è riuscito. « Personalmente – ha spiegato il relatore in una pausa delle votazioni in commissione Bilancio – sono favorevole a una maggiore tutela per i consumatori e a una riduzione della quantità dei contenziosi, ma fare una riforma di questo tipo in Finanziaria è molto impegnativo e senza una discussione di merito è inopportuno». La risposta di Manzione non si è fatta attendere: «Questa proposta, che rappresenta per Ud un punto politico irrinunciabile, dovrà essere prioritariamente ridiscussa in aula a partire dal prossimo 5 novembre».
Finora sono stati depositati sette disegni di legge in Parlamento: testo del Governo a firma del ministro Bersani risalente al luglio 2006 (AC 1495); disposizioni per l'introduzione della class action (Benvenuto AS 679); modifiche all'art. 140 del codice del consumo (Maran AC 1289); nuove norme in materia di azione collettiva (Fabris AC 1330); disciplina dell'azione giudiziaria collettiva (Poretti e Capezzone AC 1443); introduzione dell'art. 141-bis del codice di cui al decreto legislativo 6 sett. 2005 (Buemi, Turci, Fluvi, Tolotti... AC 1662) per riprendere una proposta di legge licenziata dalla Camera nel luglio 2004 ; introduzione del sistema processuale dell'azione collettiva risarcitoria (Pedica, Grillini, Crapolicchio AC 1834, AC 1882, AC 1883).
Le audizioni in commissione Giustizia per due mesi hanno sentito le parti interessate, raccogliendo molti suggerimenti ma anche aspre critiche sui testi in esame, compresa la proposta Bersani. La complessità della materia non ha consentito finora la stesura di un testo condiviso. Abi, Ania, Assogestioni e Confindustria naturalmente hanno espresso forti preoccupazioni.
Le associazioni dei consumatori e degli utenti, che hanno risollecitato l'adozione di una legge sulle azioni collettive dopo i crac Cirio e Parmalat, finora sono rimaste a mani vuote. L'emendamento Manzione e Bordon, che hanno fondato Ud assieme al presidente di Adusbef Elio Lannutti e Bruno De Vita dei Consumatori Uniti, ha riacceso per qualche ora le speranze di vedere in tempi stretti in Italia la class action. «La mia proposta di class action, nel riprendere il testo proposto dal ministro Bersani, introduceva nel nostro ordinamento uno strumento che avrebbe consentito a tutti i consumatori ed utenti di far valere i propri diritti in modo completo, rapido ed efficace» ha commentato ieri Manzione, deluso della "bocciatura". «La rimodulazione del testo originario tiene conto di alcune problematicità espresse anche da Confindustria, prevedeva deterrenti per le liti temerarie - ha aggiunto - scoraggiava l'uso strumentale e ne prevedeva un'entrata in vigore differita di sei mesi, per evitare un approccio fulmineo e traumatico».
La fretta in questo campo è però sicuramente cattiva consigliera. Il Governo preferisce lo strumento dell'ordine del giorno, che consente di riavviare i lavori parlamentari con tutto il tempo necessario per varare una legge che eviti gli squilibri della class action americana.
La linea del Governo sulla legittimazione a proporre la class action è «europea»: il ddl Bersani prevede che le azioni collettive possano essere avviate solo da enti «certificati», come per esempio le associazioni dei consumatori (non tutte quelle inserite nel l'elenco del Cncu, il Consiglio nazionale dei consumatori), le associazioni dei professionisti e le Camere di commercio. La Confindustria ritiene tuttavia che vi siano esigenze di raccordo a livello comunitario. La Direzione Generale "Concorrenza" della Commissione Ue pubblicherà nei primi mesi del 2008 un Libro Bianco con proposte concrete per un'azione collettiva in Europa sugli illeciti concorrenziali.

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