Domani sarà presentato in aula a Montecitorio il maximendamento al ddl welfare sul quale il Governo porrà la questione di fiducia. Sarà il premier Romano Prodi a trovare il compromesso da sottoporre alla fiducia di Montecitorio. Il ministro per lo Sviluppo economico Pier Luigi Bersani, da Catanzaro assicura che «troveremo un punto di caduta. Quando una cosa è stata approvata da cinque milioni di lavoratori credo che anche con queste ultimissime fibrillazioni la soluzione si troverà, anche perché il Governo ha detto chiaro che su un punto di equilibrio metterà la fiducia». Il Guardasigilli Clemente Mastella spera «che la sinistra si fermi in
tempo e non vada avanti. Non mi piace che un Governo di cui faccio parte dà una parola a Confindustria e ai sindacati e non la mantiene».
Intanto si moltiplicano gli incontri. Questa mattina il ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa ha incontrato a palazzo Chigi il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Enrico Letta. Per il sottosegretario all'Economia Alfiero Grandi tutto è affidato al lavoro di tessitura del premier. «Prodi ha in mano le carte, ha lui il mandato e troverà la sintesi». Grandi interviene così nel dibattito sul testo sul quale il Governo porrà la fiducia, se quello originario o quello modificato dalla commissione Lavoro della Camera. Per Grandi «il problema non è la fiducia, ma il rispetto dei tempi». Nel merito della questione su quale testo alla fine sarà votato, in relazione anche all'annuncio di voto contrario dei diniani su un testo anche con modifiche minime, osserva: «Se ci sarà l'accordo con le parti sociali, anche Dini non potrà dire di no».
Dal canto suo il relatore del provvedimento alla Camera Emilio Del Bono (Ulivo), sottolinea che «È chiaro che il Governo ha delle priorità, la prima è che il provvedimento sia approvato entro dicembre». Ma chiede che si tenga conto del lavoro effettuato in commissione, sottolinea le novità introdotte su lavoro a chiamata e apprendistato, sulla possibilità di lavoro discontinuo nel settore del turismo e dello spettacolo, di trasformare il tempo pieno in part time per i lavoratori pubblici e privati affetti da patologie oncologiche. Nel suo intervento in aula a Montecitorio dove è in corso il dibattito sul provvedimento, ha sottolineato che «senza dubbio non sfugge all'Aula, al Governo e a tutti noi che la concertazione debba tuttavia tener conto dei lavori del Parlamento e del fatto che vi sono delle parti sociali che non hanno firmato il Protocollo, a cominciare dai lavoratori autonomi. Credo che ciò ci aiuti ad avere un atteggiamento più sereno e più ponderato nell'affrontare la discussione del provvedimento». Sulla copertura ribadisce che il provvedimento non ha subito modifiche. Su questo fronte il premier Prodi ha ricordato a Rifondazione comunista che rispetto al Protocollo la dote del provvedimento è salita di oltre 300 milioni di euro nel capitolo dei lavori usuranti, dai 2,52 milioni iniziali a 2,86 milioni di euro.
Intanto ieri dalle pagine del Sole 24 Ore i senatori liberaldemocratici Lamberto Dini e Natale D'Amico hanno detto un secco no a «proposte che irrigidiscano ulteriormente le regole di funzionamento del mercato del lavoro», ribadito che il testo migliore è quello dell'intesa siglata da Governo e parti sociali il 23 luglio. che la saggezza vorrebbe che il testo da sottoporre alla fiducia fosse quello concordato con le parti sociali, «tornando alla lettera e allo spirito del protocollo». Ma i diniani non sono i soli a puntare i piedi. Il senatore della Costituente socialista Gavino Angius, vicepresidente del Senato. «Sul welfare o si mantiene il protocollo o lo si modifica comunque in piccole parti, sempre col consenso di coloro che avevano firmato il testo originale».