Il Consiglio dei ministri ha autorizzato ieri «in via preventiva» la questione di fiducia sul decreto fiscale. Il provvedimento, proveniente dal Senato dove dovrà tornare dopo alcune correzioni che la Camera intende apportarvi, è già nell'aula di Montecitorio dove si è conclusa la discussione generale.
Da lunedì, l'assemblea dovrebbe passare all'esame degli articoli (48) e relativi emendamenti. Sarà quello il momento in cui il Governo potrà decidere se porre o meno, sul Dl, la fiducia. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Enrico Letta, nel dar notizia dell'orientamento del Governo, ha espresso l'auspicio che la fiducia non si renda necessaria: «Non è stata utilizzata al Senato sulla Finanziaria», ha ricordato. «Mi auguro che anche in questo caso se ne possa fare a meno».
Il fatto è che, se la risicatissima maggioranza esistente a Palazzo Madama ha saputo far quadrato intorno alla manovra, così non è accaduto a Montecitorio sul decreto. Vari giorni sono stati persi in riunioni. Alla fine, la commissione Bilancio si è limitata a proporre quattro correzioni ad emendamenti del Senato affetti da vizi di copertura. Primo e più importante, quello che raddoppia il bonus per gli incapienti portandolo da 150 a 300 euro e da 1,9 a 3,8 miliardi il relativo onere per il 2007. Il maggior costo era coperto con i conti bancari "dormienti", di entità ignota. Una copertura inaccettabile. I 60 giorni per la conversione in legge scadono il 1° dicembre.