Dopo un vertice di maggioranza a Montecitorio per tentare la carta dell'approvazione del decreto fiscale collegato alla Finanziaria senza l'apposizione della fiducia, slitta di due ore l'esame in aula del provvedimento e viene convocata una riunione dei capigruppo. L'ipotesi di evitare la fiducia presenta molte difficoltà (poi si rivela un'utopia), visto che sono stati presentati 567 emendamamenti al provvedimento. I capigruppo dell'Unione insieme al ministro per i Rapporti con il Parlamento Vannino Chiti, al sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento Giampaolo D'Andrea e a quello all'Economia Mario Lettieri, si sono riuniti in un vertice di maggioranza per parlare dei tempi di approvazione, che sono piuttosto stretti, visto che il decreto deve essere convertito in legge entro il 1° dicembre. La fiducia, comunque, è stata autorizzata dal Consiglio dei ministri di venerdì 16 novembre.
Per Chiti la fiducia si può evitare solo l'opposizione accetta di dare il via libera al provvedimento entro venerdì 23 novembre. «Per evitare la fiducia - spiega il ministro Chiti rivolgendosi anche all'opposizione - come si é saputo fare in Senato, serve senso di responsabilità. Bisogna che ognuno chiarisca la propria posizione riguardo alla gestione alla Camera del decreto legge che accompagna la finanziaria». Il presidente della commissione Bilancio della Camera Lino Duilio ha chisto uno slittamento dell'esame del decreto collegato di due ore. Il vicepresidente di Forza Italia Antonio Leone ha detto che l'opposizione è disponibile a discutere subito nel merito il provvedimento. «Abbiamo ridotto il numero degli emendamenti - dice Leoni - e speriamo di avere in aula quel confronto che è mancato fino ad ora in commissione». Intanto indiscrezioni fanno sapere che nell'eventuale maxiemendamento del Governo dovrebbe trovare posto, oltre alle 4 modifiche tecniche introdotte in commissione Bilancio alla Camera, anche una norma per salvare i fondi europei non spesi dalle Regioni. Per ora le votazioni sul provvedimento sono all'ordine del giorno dell'assemblea di Montecitorio per tutta la settimana, da domani a venerdì, mattina, pomeriggio e, all'occorrenza, in seduta notturna.
Fra le novità introdotte alla Camera nel decreto, torna a 150 euro il bonus incapienti. Il testo giunto in aula comprende 4 emendamenti approvati in commissione Bilancio, 3 del Governo e uno del relatore Lello Di Gioia, per sanare i problemi di copertura emersi. In particolare non reggevano i fondi individuati per il raddoppio del bonus incapienti introdotto al Senato da un emendamento del senatore Fernando Rossi, che raddoppiava il beneficio da 150 a 300 euro, puntando sui fondi derivanti dai conti «dormienti». Le correzioni all'articolo 44, prevedono che la misura fiscale in favore degli incapienti arrivi in attesa dell'introduzione di una disciplina organica delle misure fiscali per assicurare il riconoscimento di un'imposta negativa in favore dei contribuenti a basso reddito con imposta dovuta pari a zero. La misura non spetta a chi si trova a essere fiscalmente a carico di altri soggetti. Le modalità di erogazione del bonus, precisa la norma, sono stabilite dal decreto Economia 8 novembre 2007. La misura non spetta a chi ha avuto nel 2006 un reddito complessivo oltre i 50mila euro.
Le altre 3 correzioni introdotte in commissione Bilancio riguardano il biodiesel (vengono cancellati due commi dell'articolo 26 introdotti al Senato, sulla destinazione in caso di mancato impiego del contingente biodiesel), i benefici in favore dei danneggiati da trasfusioni infette (viene soppresso un comma introdotto al Senato sulla copertura degli oneri) e i benefici per le vittime del terrorismo e della criminalità organizzata. Il relatore, nel corso dell'esame in commissione Bilancio, aveva chiesto ai gruppi di maggioranza e di opposizione di rinunciare a porre in votazione tutte le proposte emendative presentate, esprimendo anche il proprio rammarico per il fatto che «la commissione non sia riuscita a intervenire sui contenuti del provvedimento, approvando emendamenti sui quali si profilava un ampio consenso fra maggioranza e opposizione».