Arriva un tetto agli stipendi dei manager pubblici. Il sì dell'aula arriva con 160 sì e 156 no, all'emendamento del relatore Giovanni Legnini (Ulivo). Le retribuzioni dei dirigenti non potranno superare quella del primo presidente della Corte di Cassazione, quindi 274 mila euro. Sono fatti salvi i contratti in essere di natura privatistica in corso alla data del 28 settembre 2007, ai quali il tetto non si applicherà fino alla fine del contratto.
Per tutti gli altri manager, con contratti di diritto pubblico, lo stipendio sarà ridotto gradualmente, in tranche del 25% l'anno per 4 anni, fino ad arrivare al limite massimo consentito. Al taglio graduale dello stipendio si procederà anche nel caso di cumulo di più incarichi, cariche o mandati. La decurtazione viene fatta a partire dall'ultimo incarico conferito. Il limite si applica anche ai magistrati ordinari, amministrativi e contabili, ai presidenti e componenti di collegi e organi di governo e di controllo di società non quotate. Dal tetto sono, invece, escluse Authority, organi costituzionali, contratti d'opera (dunque, gli artisti Rai), società quotate e attività di natura professionale. Prevista anche una deroga per 25 posizioni di livello più elevato di responsabilità.
Tutti i nuovi contratti dovranno adeguarsi alla nuova norma, tutti i contratti in essere non possono «in alcun caso» essere prorogati oltre la scadenza prevista. La nuova disciplina per la Banca d'Italia e le altre Autorità indipendenti viene rimandata al disegno di legge di riforma delle Authority all'esame del Senato.