Dopo il fine settimana di libertà per i senatori in aula a oltranza nei giorni scorsi, l'esame della Finanziaria riprende nel pomeriggio, alle 16, con una serie di nodi da sciogliere: dalla stabilizzazione dei precari nella pubblica amministrazione, al tetto agli stipendi dei manager, fino alla class action. La scorsa settimana in aula l'Unione ha tenuto, tanto che Anna Finocchiaro, capogruppo dell'Ulivo, escludendo nuovamente il ricorso alla fiducia, ha parlato di «compattezza mai vista». Però Rifondazione comunista si dichiara soddisfatta del fondo per le vittime dell'uranio impoverito, ma contro lo stanziamento di 30 milioni di euro approvato in aula per il G8 del 2009 nell'isola della Maddalena. «Siamo fortemente in disaccordo su questa decisione - sottolinea una nota del gruppo - inopportuna sia dal punto di vista ambientale che politico».
Dal canto suo il senatore ex Pdci Fernando Rossi, autore dell'emendamento che raddoppia il bonus incapienti nel decreto legge collegato alla Finanziaria, dice che si vota anche se con «molti mal di pancia». Per Franco Turigliatto, l'altro senatore dissidente che ha aderito al gruppo misto, il Senato è come una «una lotteria», nella quale c'è incertezza su ogni votazione, dove il «tabellone viene guardato con molta apprensione». Calma apparente, dunque, nella maggioranza, mentre nella Casa delle libertà le acque sono agitate dal tormentone della «spallata» al Governo Prodi, dall'irritazione di Berlusconi verso gli alleati, dall'uscita di Daniela Santanchè da An per aderire a «La Destra» di Storace. Un quadro che il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo ha definito desolante.
Intanto si tratta sul capitolo dei precari sembra destinato a movimentare l'atmosfera, dove sembra trovata unamediazione con i diniani che hanno sostenuto a spada tratta il loro «no ad assunzioni degli amici degli amici o dei portaborse. Le persone assunte dovranno aver superato prove selettive dimostrando di meritare». La disposizione introdotta in Commissione Bilancio prevede un piano triennale di assunzioni da parte delle amministrazione centrali e periferiche per l'assunzione di coloro che, con le varie forme contrattuali, abbiano lavorato per almeno tre anni. Una parte di essi ha già superato prove selettive e quindi ha il titolo per accedere alla stabilizzazione. Nel mirino dei diniani sono i diretti collaboratori degli organi politici, che lavorano nell'amministrazione perché chiamati direttamente, senza aver superato prove selettive.
Si discute anche sul tetto allo stipendio dei manager pubblici, che secondo la Finanziaria non può superare quello del primo presidente della Cassazione. Il leader dei liberaldemocratici Lamberto Dini, in un intervento sulle pagine del Sole 24 Ore, spiega perchè è un pericolo ridurre gli stipendi ai manager pubblici. Per Dini non ha senso fissare per legge un tetto agli stipendi pubblici, «rischiando di privare molte amministrazioni delle risorse umane di migliore qualità». L'Udc, pur giudicando la previsione di una soglia massima per i compensi di chi opera ai vertici degli organismi pubblici «opportuna», ritiene necessario «salvaguardare» le posizioni in essere. La maggioranza sta predisponendo un nuovo testo, che dovrebbe prevedere una fase transitoria per i contratti in vigore. Sembra ormai in porto la soluzione sulla class action, l'azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori. L'emendamento presentato da senatore Roberto Manzione inserisce l'articolo 53-bis nella Finanziaria, prevedendo un allargamento della base dei soggetti legittimati alla class action, su indicazione dei ministri della Giustizia e dello Sviluppo economico, sentite le commissioni parlamentari. Ora il problema è far approvare la norma in aula.