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Rossi annuncia: «D'ora in poi mi astengo»

di Nicoletta Cottone

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13 novembre 2007


«D'ora in poi mi astengo». Lo ha annunciato il senatore indipendente Fernando Rossi (Gruppo misto), eletto nelle file della maggioranza, precisando che si asterrà su tutti i punti della discussione, tranne sui propri emendamenti e sugli ordini del giorno. Nel count down verso il voto finale sulla Finanziaria di domani, scende di un voto il pacchetto di assensi della maggioranza, che al Senato deve spesso far ricorso all'apporto dei senatori a vita. La quota sarebbe, per ora, pari a 156 voti, (anche il senatore dissidente Turigliatto dovrebbe votare contro), ai quali si sommerebbero quelli dei senatori a vita Rita Levi Montalcini, Emilio Colombo, Oscar Luigi Scalfaro e Carlo Azeglio Ciampi. «Noi non facciamo parte della maggioranza - precisa Rossi in un nota - ma avevamo incontrato il presidente Prodi, ricevendone la netta impressione che ci fosse interesse ad aprire un confronto positivo. C'erano opinioni e valutazioni diverse, ma anche interessanti ipotesi di lavoro e collaborazione. Ciò è stato reso pubblico con apposito comunicato della Presidenza del Consiglio». A Prodi Rossi aveva presentato un pacchetto di proposte in venti punti in favore di chi vive in condizioni di precarietà e di sfiducia. Poi, però, «la commissione Bilancio ha bocciato tutti i nostri emendamenti, senza che nessuno della maggioranza sentisse nemmeno il bisogno di mantenere un minimo di canale di informazione».


Rossi ha detto di aver fatto finta di credere che la causa fosse dovuta a uno scollegamento tra il Governo e la sua maggioranza, e ripresentando gli emendamenti in aula abbiamo cercato di capire come poteva ricomporsi un clima collaborativo. «Ci venne chiesto di ritirarne alcuni e ne ritirammo oltre la metà. Avremmo, quindi, dovuto registrare l'accoglimento di 5 ordini del giorno e di 2 emendamenti». Poi, però, dice Rossi, sono cominciati gli smottamenti e le pressioni di tutti, dalla Cosa Rossa a Manzione. «Un ordine del giorno, come tutti sanno e come dimostrano quelli inapplicati del 2006, è poco più di un premio di consolazione: a noi hanno chiesto di trasformare un ordine del giorno già concordato, in una novella sottospecie, ovvero una raccomandazione. Qui corriamo il rischio di fare un favore a chi vuole sbarcare Prodi, ma c'è un limite a tutto».

Poi verso le 19 arriva un comunicato del senatore Rossi che esprime soddisfazione per l'accoglimento da parte del Governo di un ordine del giorno presentato in Aula dal senatore. «Accogliamo con favore l'impegno del Governo - dice la nota - a considerare il contributo che la Banca d'Italia può dare, nel rispetto della propria autonomia e degli accordi finanziari internazionali, alla riduzione del debito ed alla ripresa socio-economica del Paese (come avviene in altri paesi europei), e a operare per ridefinire la partecipazione societaria delle Regioni». Protesta rientrata? Domani si vedrà.

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