Le misure sui costi della politica proposte nella Finanziaria 2008 hanno rilievo, «ma non esauriscono le azioni da porre in campo per
consentire il riassorbimento delle distorsioni emerse, riconducibili a una lievitazione dei costi della politica. Soprattutto dal punto di vista del rilievo finanziario». Lo ha detto il presidente della Corte dei Conti Tullio Lazzaro, nel corso dell'audizione dinanzi alla commissione Affari
costituzionali della Camera .
L'incidenza delle spese, che nel bilancio dello Stato sono destinate al supporto dell'attività
di indirizzo politico, per le amministrazioni centrali «rimane nel complesso limitata: si tratta di meno dell'1% della spesa corrente al netto dei trasferimenti ad amministrazioni pubbliche
e degli interessi». I magistrati contabili, dunque, promuovono i costi della politica se limitati
all'indirizzo strategico e non al complesso delle spese del personale, vera «criticità» del sistema, in forte aumento. «A livello dell'amministrazione statale il costo della politica - ha rilevato Lazzaro - non trova riscontro in un andamento rilevante e in crescita della spesa per la funzione di indirizzo politico strategico». Per Lazzaro, «il nodo principale da sciogliere è quello del riallineamento temporale dei contratti che di fatto impedisce d impostare qualunque credibile correlazione fra dinamica retributiva e misurabili incrementi di produttività, basati sulla preventiva definizione di obiettivi e sulla verifica dei risultati secondo indicatori oggettivi». (N.Co.)