È scattato il conto alla rovescia per la maggioranza che entro martedì dovrà trovare un'intesa sui 4 capitoli del Ddl sul Welfare, su cui i partiti di centro-sinistra hanno presentato emendamenti di contenuto opposto.
Se alla riunione di martedì della maggioranza non dovesse emergere una posizione comune, potrebbe prendere nuovamente vigore la proposta di far viaggiare l'intero Ddl (o il capitolo pensioni) sulla "corsia veloce" della Finanziaria ricorrendo alla fiducia, per assicurarne l'approvazione entro l'anno, prima dell'entrata in vigore dello "scalone" della legge Maroni. I tecnici del ministero del Lavoro stanno cercando di trovare soluzioni che possano essere condivise da tutta la maggioranza – senza stravolgere i contenuti del Protocollo – sugli articoli che martedì saranno esaminati alla Camera dall'Undicesima commissione, che riguardano lo scalone pensionistico e i lavori usuranti (articolo 1), le deleghe al Governo sul mercato del lavoro (articolo 9), i contratti a termine (articolo 11) e l'abolizione del job on call (articolo 13).
Tra tutti i capitoli ancora aperti, sono i lavori usuranti il più critico: il Governo si è impegnato a definire con un emendamento la platea dei beneficiari, ma le difficoltà nell'individuazione del lavoro notturno con una formula condivisa dalle parti sociali, potrebbero spingere l'Esecutivo ad esercitare la delega. Essendo scomparso il riferimento al tetto di 5mila uscite anticipate l'anno – anche se le risorse restano sempre 2,5 miliardi – l'articolo potrebbe creare problemi di copertura. Un monito in tal senso è stato lanciato dal Servizio bilancio della Camera che ha invitato il Governo, già in occasione della delega, a fornire elementi per definire «con un adeguato margine di affidabilità l'impegno complessivo per la finanza pubblica». Per giunta a Rifondazione e al Pdci la nuova formulazione non basta. Premono perché venga garantito il diritto soggettivo alla pensione anticipata a tutti i lavoratori che svolgono attività usuranti, anche se venisse superato il tetto che ha copertura economica. I tecnici temono che così il tetto dei 5mila usuranti possa essere superato di 4 o 5 volte, facendo lievitare i costi. Altro nodo, l'abolizione del job on call, o lavoro a chiamata, disciplinato dalla legge Biagi. Nella maggioranza l'Udeur e la Rnp propongono una deroga (come proposto in un emendamento Fi). «Il Governo intende rispettare il contenuto del Protocollo – spiega il sottosegretario al Lavoro, Antonio Montagnino –. Un'eventuale deroga dovrebbe essere limitata e puntuale». La sinistra rilancia chiedendo l'abrogazione anche di un altro istituto della legge Biagi, lo staff leasing (somministrazione del lavoro a tempo indeterminato). La strada è ancora in salita, lo ammette il ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero (Prc): «Ad oggi l'accordo non c'è. La stretta ci sarà entro martedì, per ora non ci sono passi avanti».
Il consiglio dei ministri ieri ha approvato due provvedimenti proposti dal ministro Luigi Nicolais (Funzione pubblica) per il comparto della ricerca: il primo contiene la deroga per le amministrazioni sottoposte al blocco del turn over, autorizzate a fare 4.497 assunzioni, di cui 2.135 vincitori e idonei di concorsi pubblici e 2.362 vincitori nell'ambito delle progressioni verticali, riservate al personale interno, coperte con 84,1 milioni della Finanziaria 2007. Il secondo autorizza gli Enti di ricerca a compiere 801 stabilizzazioni e assunzioni, per una spesa annua di 29,9 milioni.